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Far cessare lo scandalo del Quirinale? Basta imitare il Papa

ANSA

di Massimo Donelli

Senza troppi giri di parole, diciamolo: ora che Giorgio NapolitanoCollegamento esterno sta per dare le dimissioni, vale la pena di ragionare sull’assurdità del QuirinaleCollegamento esterno.

Sì, avete letto bene: assurdità.

Anzi, per dirla tutta: scandalo.

Palazzo vastissimoCollegamento esterno, giardini immensiCollegamento esterno, una pletoraCollegamento esterno di corazzieriCollegamento esterno, giardinieri, camerieriCollegamento esterno, dirigentiCollegamento esterno, iCollegamento esternompiegatiCollegamento esterno, autisti…

Una corte da far impallidire gli antichi zar e che compete direttamente, per sfarzo, con Buckingham PalaceCollegamento esterno.

Solo che siamo (quasi) nel 2015.

Solo che non c’è un re.

Solo che, soprattutto, non c’è o meglio non ci sarebbe un euro da sprecare nell’Italia passata, con disinvoltura e in un amen, dalla cupa spending reviewCollegamento esterno dell’accigliato professor Mario MontiCollegamento esterno – che tuttora pontifica dal suo scranno di senatore a vita benissimo (e inutilmente) retribuitoCollegamento esterno – alla spending tout court dell’ipercinetico Matteo RenziCollegamento esterno, che, per non avere impicci, ha rispedito a Washington il severissimo Carlo CottarelliCollegamento esterno, quello che doveva sforbiciare, appunto, gli sprechi pubblici.

Torniamo al Quirinale.

A che cosa serve una reggia senza un re?

A nulla.

Costa un botto di denaro, non rende un centesimo e offende i contribuenti garantendo a chi vi lavora stipendi pazzeschiCollegamento esterno e trattamenti previdenziali che sono sfuggiti a qualunque revisione del sistema pensionistico.

Uno scandalo, appunto.

Roma è piena di palazzi molto più piccoli che potrebbero garantire comunque prestigio e decoro alla presidenza della Repubblica. Mentre l’edificio del Quirinale (non a caso nato come residenza pontificia…) potrebbe passare dalla voce costi alla voce ricavi in men che non si dica.

Come?

Basterebbe farne la sede di quel museo nazionale sul modello del LouvreCollegamento esterno o del BritishCollegamento esterno che l’Italia non hai mai avuto. Un paradosso: è o non è il Paese con il più grande patrimonio artistico culturale del mondo?

Eppure…

1) non si sa nemmeno quante sianoCollegamento esterno le opere possedute dallo Stato o dai privati;

2) non esiste un censimento credibileCollegamento esterno dei musei e delle chiese;

3) gli incassi sono risibiliCollegamento esterno perché la maggior parte dei visitatori entra gratis;

4) bookshop, caffetterie e quant’altro – che caratterizzano ormai tutti i grandi luoghi culturali del mondo – sono spesso una chimera;

5) gli orari sono scombinatiCollegamento esterno;

6) gli scioperiCollegamento esterno del personale sistematici;

7) migliaia di sculture, quadri, oggetti preziosi sono imballati da decenni nei depositi sotterraneiCollegamento esterno;

8) le gestioni musealiCollegamento esterno sono da anni Cinquanta;

9) non c’è traccia di un piano credibile per valorizzare questo ben di Dio;

10) e, appunto, manca un grande museo nazionale.

Quale miglior sede del maestoso palazzo del Quirinale, i cui giardini, tra l’altro, potrebbero ospitare grandi sculture concepite per gli spazi aperti?

E avete un’idea di quanto incasserebbe a Roma un supermuseo che raccogliesse il meglio dell’arte italiana di tutti i tempi?

Sarebbe talmente bello e importante da potersi permettere perfino prezzi d’ingresso stellari. E, gestito come il Louvre, aumenterebbe il flusso turistico creando un giro d’affari favoloso.

Impossibile?

Tutt’altro!

Al prossimo presidente della Repubblica basterebbe seguire l’esempio di Papa FrancescoCollegamento esterno, che ha rinunciato al lusso dei palazzi apostoliciCollegamento esterno per vivere nella Domus Sanctae MarthaeCollegamento esterno, l’albergo che ospita i cardinali durante il conclave.

Facile, no?

massimo.donelli@usi.ch

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