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Energia nucleare: Italia e Svizzera a confronto

La centrale di Caorso, in provincia di Piacenza, è stata attiva dal 1981 al 1987 Simone Ramella (flickr)

Il governo Berlusconi intende rimettersi sulla via del nucleare con la costruzione di nuove centrali. Una politica energetica sulla quale puntano anche altri Stati europei, Svizzera inclusa. Martedì, la società elvetica ATEL ha presentato una richiesta per la costruzione di un impianto nel canton Soletta.

«Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione». Sono parole del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che a poche settimane dall’insediamento del nuovo governo ha indicato chiaramente la direzione che intende seguire l’Italia per superare la dipendenza da petrolio e gas.

Secondo il piano nucleare dell’Ente nazionale per l’energia elettrica (ENEL) ci vorranno innanzitutto quattro anni per il varo del quadro legale e la scelta dell’ubicazione di impianti e centri di stoccaggio delle scorie. Dal 2020 saranno poi attive quattro centrali che copriranno il 10% del fabbisogno energetico del paese.

Inversione di rotta

Per l’Italia si tratta di un drastico cambio di rotta. E di un ritorno al passato. Le centrali di Caorso (Piacenza), Trino (Vercelli), Garigliano (Caserta) e Latina sono in disuso dalla fine degli anni ’80. La loro chiusura fu sancita dal referendum abrogativo del novembre 1987: sull’onda emotiva della tragedia di Chernobyl di un anno prima, i cittadini italiani decisero di bandire l’opzione del nucleare dalla politica energetica nazionale.

Eppure, l’Italia fu tra i primi paesi al mondo a far ricorso al nucleare civile. Tra gli anni ’60 e ’70 era responsabile dell’11% della produzione mondiale di energia atomica, superata unicamente da Stati Uniti e Inghilterra.

Oggi figura al contrario tra i maggiori acquirenti: tra il 10 e il 25% dell’elettricità è importata, principalmente dalla Francia e dalla Svizzera. Una bolletta energetica che il ministro Scajola valuta a 60 miliardi di euro all’anno. Col nucleare, sostengono i suoi promotori, si rafforzerebbe la capacità di auto approvvigionamento e si scongiurerebbe il rischio di blackout, come quello del 2003, quando un albero caduto sulla linea ad alta tensione elvetica del Lucomagno lasciò al buio centinaia di migliaia di famiglie italiane.

Alleanza atomica franco-britannica

Anche altri Stati dell’Unione europea (UE) sono decisi a calcare sempre più la strada del nucleare. In un rapporto adottato nel 2007, il Parlamento europeo si era d’altronde pronunciato a favore dell’energia atomica, definendola indispensabile per la sicurezza dell’approvvigionamento dell’UE e la protezione del clima.

Gran Bretagna e Francia – che con 59 impianti è il paese europeo con più centrali – hanno annunciato l’intenzione di creare “un’alleanza atomica” per sviluppare dei reattori di nuova generazione. Un campo in cui è già attiva da anni la Finlandia, primo paese del continente ad aver dato avvio alla realizzazione di una nuova centrale dopo l’incidente in Ucraina. Il suo impianto di Olkiluoto dovrebbe essere operativo dall’anno prossimo.

Nuove strutture sorgeranno pure in Romania, Slovacchia e Lituania. Complessivamente, indica il Forum nucleare svizzero, nel mondo si stanno costruendo 34 centrali in 13 paesi.

Non è invece prevista la costruzione di centrali in Danimarca, Portogallo, Grecia, Austria, Irlanda e Lussemburgo, mentre referendum e forti opposizioni impediscono l’ulteriore sviluppo di programmi nucleari in Germania, Belgio, Spagna, Svezia e Olanda.

Nucleare necessario in Svizzera

In vista della penuria energetica annunciata per il 2020, il governo svizzero mantiene dal canto suo aperta la porta del nucleare. Tra 15-20 anni i cinque impianti attualmente in funzione – e che forniscono circa il 40% dell’elettricità – raggiungeranno la durata massima di vita. Bisognerà dunque spegnerli o sostituirli.

Il Consiglio federale ritiene necessario costruire nuove centrali (una richiesta in questo senso è stata presentata martedì dal gruppo ATEL – vedi a fianco) anche perché diversi contratti d’importazione di energia elettrica a lungo termine stanno giungendo a scadenza. Per correre ai ripari – e assicurare la diversificazione dell’approvigionamento energetico – la Confederazione si è già mossa nel campo della fornitura di gas, dando il suo assenso alla firma di un controverso contratto tra una ditta zurighese e l’Iran.

La decisione definitiva spetterà probabilmente ai cittadini: la nuova legge sull’energia nucleare, in vigore dal febbraio 2005, stipula che i progetti di nuove centrali sottostanno al referendum facoltativo. Basteranno 50’000 firme per dare la parola al popolo.

Da anni al centro di un acceso dibattito, la questione del luogo di smaltimento delle scorie radioattive è recentemente entrata in una nuova fase. A fine marzo, il governo ha dato via libera alla ricerca del sito che ospiterà il deposito definitivo. L’obiettivo è l’entrata in funzione di un deposito per le scorie a media e bassa attività entro il 2030 e di uno per quelle altamente radioattive entro il 2040.

Sul tema delle scorie si dovrà (ri)chinare presto o tardi anche l’Italia. La sfida appare particolarmente ardua per il premier Berlusconi, che dopo aver promesso «fiori al posto dei rifiuti» a Napoli dovrà chiedersi dove sacrificare fiori per far spazio ai rifiuti….

swissinfo, Luigi Jorio

Il 9 giugno la società elettrica Atel ha depositato presso l’Ufficio federale dell’energia una domanda d’autorizzazione per la costruzione di un nuovo impianto nucleare.

Il sito prescelto si trova nel canton Soletta, nei pressi della già esistente centrale nucleare di Gösgen.

L’autorizzazione sottostà a referendum facoltativo. In ultima istanza potrebbero dunque essere i cittadini a decidere della costruzione della centrale.

• 1969: entrata in funzione della prima centrale atomica a Beznau, nel canton Argovia.
• 1972: il secondo impianto di Benznau è operativo. Aperta la centrale di Mühleberg (Berna).
• 1973: decine di migliaia di persone si mobilitano contro la politica atomica del governo.
• 1978: quarta centrale a Gösgen (Soletta).
• 1984: entra in funzione l’impianto di Leibstadt (Argovia).
• 1990: il popolo svizzero accetta una moratoria di dieci anni sulla costruzione di nuove centrali.
• 2003: i cittadini respingono sia la proposta di rinuncia al nucleare, sia il progetto di prolungare di altri dieci anni la moratoria del 1990.

• Nel mondo sono attivi 439 reattori (dati AIEA).
• Il maggior numero si trova negli USA: 104 impianti.
• 15 dei 27 membri dell’UE dispongono di centrali nucleari.
• La Francia è lo stato europeo che ne ha di più: 59.
• Quattro centrali nucleari in Italia (in disuso dalla fine degli anni ’80): Caorso (Piacenza), Trino (Vercelli), Garigliano (Caserta) e Latina.
• Cinque reattori in Svizzera: Beznau I e II (canton Argovia), Mühleberg (Berna), Gösgen (Soletta) e Leibstadt (Argovia).

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