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La più grande democrazia del mondo alle urne

folla con la maschera di Narendra Modi
L'immagine di Narendra Modi è onnipresente. Nell'immagine dei sostenitori del Bharatiya Janata Party indossano una maschera del premier uscente. Keystone

Circa 900 milioni di elettori sono chiamati alle urne da giovedì per le elezioni legislative. Il primo ministro uscente Narendra Modi è sfidato da Rahul Gandhi.

L’India confermerà i nazionalisti indiani o sceglierà l’alternanza? Dai deserti del Rajasthan ai villaggi tribali del nord-est, dalle montagne del Kashmir alle tentacolari e inquinate megalopoli, il gigante dell’Asia meridionale elegge a partire da giovedì i membri del Lok Sabha, la camera bassa del Parlamento, il cui colore politico determinerà quello del Governo.

A causa delle dimensioni colossali di questo paese di 1,3 miliardi di abitanti, le elezioni si svolgono in quasi sei settimane. Le regioni voteranno a turno dall’11 aprile al 19 maggio. I risultati saranno comunicati il 23 maggio.

Un premier onnipresente

Il primo ministro Narendra Modi, 68 anni, salito al potere nel 2014 con il suo Bharatiya Janata Party (BJP), il partito nazionalista indù, intende essere riconfermato per un secondo mandato. Per riuscirci dovrà battere il Partito del Congresso. Sul suo cammino stanno il Partito del Congresso, che ha dominato la politica indiana sin dall’indipendenza nel 1947, e una miriade di potenti partiti regionali determinati a contrastarlo.

“Una nuova vittoria per il BJP rafforzerebbe ulteriormente una politica e una visione dell’India basata sull’ideologia della supremazia indù”, spiega all’Agence France Presse Gilles Verniers, professore di scienze politiche all’Università di Ashoka.

Il volto di Narendra Modi, con la sua barba bianca e gli occhiali sottili, è onnipresente in India. Cartelloni e inserti ufficiali, trasmissioni radiofoniche, copertura mediatica continua, reti sociali: il primo ministro è una presenza costante nella vita quotidiana degli indiani.

Partito del Congresso in ripresa

Fino a poco tempo fa, nulla sembrava fermare lo tsunami dalle tinte zafferano, il colore emblematico dei nazionalisti indù. Il loro partito ha vinto quasi tutte le principali elezioni regionali – elezioni strategiche in questo sistema federale – e lo storico Partito del Congresso ha rischiato di scomparire.

Ma diverse battute d’arresto elettorali del BJP negli Stati chiave del nord hanno ridato speranza all’opposizione e galvanizzato il Partito del Congresso, ora guidato da Rahul Gandhi, il figlio di Rajiv e Sonia Gandhi.

rahul gandhi
Rahul Gandhi ha il difficile compito di dare nuova linfa al Partito del Congresso. Keystone / Divyakant Solanki

Pronipote, nipote e figlio dei primi ministri indiani, Rahul Gandhi incarna l’avvento di una nuova generazione della famosa dinastia politica Nehru-Gandhi. Il 48enne, che una volta ha paragonato il potere ad un “veleno”, ha il pesante fardello di ringiovanire e riportare al potere un partito eterogeneo e logorato dalla sua longevità.

Crescente tensione

In questi anni dominati dai nazionalisti indù, il paese è stato confrontato con una crescente tensione politico-religiosa nella società. Simbolo di questa ‘rinascita’ indù è l’importanza accordata alla mucca, animale considerato sacro nell’induismo. Le milizie hanno effettuato una serie di linciaggi contro le minoranze in nome dell’animale.

I regolamenti draconiani hanno colpito duramente le industrie della carne e del cuoio, tradizionalmente detenute dai musulmani. Anche i nomi di città e strade che evocano il patrimonio musulmano dell’India sono stati sostituiti da nomi indù.

Minoranze, ONG, giornalisti e “chiunque emette una critica contro il governo viene attaccato in un modo o nell’altro”, osserva il professor Gilles Verniers.

Venditore di tè durante la sua infanzia, Narendra Modi gode di grande popolarità grazie alle sue origini popolari e all’immagine di uomo forte, soprattutto per il suo atteggiamento marziale nei confronti del fratello nemico pachistano.

Economia, il tallone d’Achille

Tuttavia, ha un tallone d’Achille: il bilancio economico. La sua promessa di rinvigorire la crescita e di trasformare l’India in una grande potenza mondiale si è finora rivelata una chimera.

L’economia ha patito del fallimento della messa fuori corso delle banconote da 500 e 1’000 rupie (una mossa a sorpresa voluta per lottare contro l’evasione fiscale) e della caotica entrata in vigore, pochi mesi dopo, di un’IVA armonizzata. Il tasso di crescita è invidiabile (+6,7% nel 2017-2018), ma è considerato insufficiente viste le potenzialità del paese e le sfide demografiche con cui è confrontato.

Il paese non è in grado di generare un numero sufficiente di posti di lavoro per il milione di giovani che ogni mese entrano nel suo mercato del lavoro e, nelle campagne, il malcontento degli agricoltori cresce.

Il servizio della RSI sulla crisi agricola in India:

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In questo contesto, gli analisti politici dubitano che Narendra Modi riuscirà a ripetere il risultato del 2014, quando con solo il suo partito conquistò la maggioranza assoluta in Parlamento. Dalle elezioni potrebbe così uscire un Parlamento più frastagliato e l’India ritornerebbe a un’epoca di complesse e delicate coalizioni di governo.

Che ne è stato del “WC per tutti”?

Nel 2014, il governo lanciò la campagna ‘India pulita’, ispirata alla visione gandhiana che poneva la pulizia e l’igiene come cardini fondamentali della completa indipendenza nazionale. 

L’obiettivo era di fornire bagni pubblici a tutti. Ma nel Paese il 40% della popolazione usa ancora toilette all’aperto, con gravi conseguenze. Perché? Il reportage del TG della Radiotelevisione svizzera.

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