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Stati Uniti, la Camera torna in mano democratica

Il Senato statunitense resta ai repubblicani, ma il partito democratico ha riottenuto la maggioranza alla Camera dei rappresentanti, mettendo fine a otto anni dominio conservatore a Washington. Un risultato che rischia di mettere i bastoni tra le ruote al presidente Donald Trump.

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Il presidente Donald Trump ha descritto come “un enorme successo” il risultato delle elezioni di metà mandato. E il successo c’è stato, ma solo al Senato. 

Il conteggio dei voti prosegue ancora, ma la fine di otto anni di controllo repubblicano nella Camera dei rappresentanti è già sicura. Almeno per i prossimi due anni la vita per l’inquilino della Casa Bianca sarà molto più complicata. 

Si aprono ora due scenari per la politica statunitense: il primo è un blocco a oltranza dell’agenda politica di Trump, l’altro è l’inizio di una nuova era di compromessi. 

La leader dei democratici alla Camera, Nancy Pelosi, ha promesso un nuovo equilibrio di potere. I cittadini, secondo lei, hanno dimostrato di “averne abbastanza delle divisioni”.

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Avendo superato la quota di 218 seggi, i democratici avranno il controllo di importanti commissioni e potranno svolgere delle indagini approfondite sullo stesso Trump e sul lavoro della sua amministrazione, per capire ad esempio se qualcuno del suo entourage ha colluso con i russi durante la campagna elettorale del 2016. Potranno inoltre richiedere la dichiarazione dei redditi del presidente e obbligarlo a consegnare altri documenti o email.

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Donald Trump domenica durante una comizio nel Tennessee.

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Ogni tentativo di destituire Trump andrebbe probabilmente a vuoto, a causa del controllo repubblicano sul Senato. 

Midterm, un test difficile

I democratici sono riusciti a sfilare la sedia ai repubblicani in diversi distretti attorno a Washington, Philadelphia, Miami, Chicago, Denver e Dallas, considerati come le “prede” più facili (nel 2016 queste aree si erano espresse a favore di Hillary Clinton). Sono state però poche le vittorie democratiche nei bastioni di Trump.

Le elezioni di midterm sono sempre state difficili per il partito al potere. Anche Barack Obama aveva dovuto confrontarsi con la perdita della maggioranza democratica a metà del suo mandato. 

Donna regge un cartello
“Le donne sono il muro e a pagare sarà Trump”, si legge sul cartello di questa supporter democratica californiana. Keystone

Questa volta però, l’arretramento dei repubblicani è stato anche influenzato dalle lotte intestine tra le frange più moderate e quelle più conservatrici, divise da un’altalenante fiducia nel lavoro del presidente. 

I democratici hanno invece beneficiato di uno straordinario entusiasmo da parte dei loro sostenitori, di una campagna caratterizzata da robuste raccolte di fondi e di candidati particolarmente “freschi”. Non era mai successo che si mettessero in lista così tante donne e rappresentanti di minoranze. 

Almeno 99 donne diventeranno deputate (su 237 candidate), un numero che supera il record precedente di 84. Per la prima volta sono elette al Congresso delle donne musulmane e delle donne di etnia nativa-americana. 

Due 29enni, inoltre, sono diventate le più giovani deputate della storia del paese.

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