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Boom delle seconde case nell’incertezza giuridica

Nei comuni con più del 20% di seconde case non si potranno più costruire alloggi di vacanza Keystone

L’incertezza regna ancora sovrana nelle regioni direttamente toccate dall’iniziativa per limitare le residenze secondarie, accettata a sorpresa in marzo dal popolo svizzero. L’ordinanza del governo, che rinvia provvisoriamente l’attuazione del testo, non ha chiarito nulla.

«Questa incertezza è un veleno per il turismo. È il caos totale poiché ognuno può ancora portare il suo caso specifico davanti al Tribunale federale», ciò che significa che la Corte suprema statuirà solo tra due o tre anni per sapere se un permesso di costruzione è valido o meno, critica Peter Bodenmann, albergatore vallesano ed ex presidente del Partito socialista svizzero.

È vero che l’iniziativa accettata l’11 marzo scorso è formulata in «modo talmente miserabile che ogni professore può interpretarla in modo diverso», osserva Bodenmann. «L’onda di choc avrebbe però dovuto costituire un’eccellente opportunità per procedere alle riforme strutturali indispensabili di cui ha bisogno il settore», prosegue l’albergatore,.

Si può ancora costruire o no?

L’iniziativa vieta di costruire nuovi alloggi di vacanza nei comuni che hanno già un tasso superiore al 20% di residenze secondarie. Si trovano in questa situazione circa 570 comuni, soprattutto nelle regioni di montagna dei cantoni Vallese, Grigioni e Berna.

Fatto curioso, la questione della data a partire dalla quale si dovrebbe applicare questa restrizione si è posta solo dopo la votazione. Da allora, però, è un punto estremamente controverso. Decidendo che l’ordinanza d’applicazione dell’iniziativa entrerà in vigore non il primo settembre 2012, ma il primo gennaio 2013, il governo non ha chiarito la situazione.

Ritenendo imprecisa la base legale, degli esperti contestano anche la competenza del governo federale di emanare simili regole mentre la procedura è in corso e la legge d’applicazione dell’iniziativa deve ancora essere elaborata.

I sostenitori dell’iniziativa stimano da parte loro che l’iniziativa è valida dall’indomani della votazione. Ciò fa sì che il dibattito per sapere se i comuni in questione possano o meno costruire sia particolarmente acceso. Alcuni municipi, ma sono la minoranza, hanno reagito a questo limbo giuridico decretando una zona di pianificazione, ciò che dovrebbe permettere di bloccare l’attribuzione di permessi di costruire fino a quando la giustizia avrà statuito.

In molti comuni turistici, soprattutto in Vallese e nei Grigioni, sono invece stati accordati velocemente molti permessi, prima che il decreto entri in vigore. Ciò fa sì che il numero di ricorsi contro queste autorizzazioni è pure aumentato esponenzialmente.

Secondo Peter Bodenmann, solo a Riederalp, in Vallese, sono state presentate domande di permessi di costruzioni per 1’500 «letti freddi». In altre parole, durante il primo semestre 2012 è stato registrato un aumento del 324% se si paragona alla media degli anni 1994-2011. «Questa ordinanza crea dappertutto delle vere e proprie piccole guerriglie locali. Si affrontano da un lato la potente industria dell’edilizia e, dall’altro, i fautori di un turismo più sostenibile».

Il socialista vallesano punta il dito contro il clima d’incertezza che si è creato e che potrebbe durare anni. Recentemente , un banchiere gli ha detto che nessun istituto vuole prendere il rischio di finanziare un progetto immobiliare nella regione.

Caos anche nei Grigioni

«La situazione è incredibilmente tesa», conferma Duri Bezzola, ex consigliere nazionale del Partito liberale radicale e architetto a Scuol, nei Grigioni. Finora l’iniziativa più che frenare i progetti di costruzione ne ha generati di nuovi».

Per il settore dell’edilizia della valle tutto ciò è molto negativo, aggiunge Duri Bezzola, che è anche membro del consiglio d’amministrazione di un’azienda del settore. Per un po’ le imprese gireranno a pieno regime grazie a tutti questi progetti depositati urgentemente, e che saranno probabilmente autorizzati e realizzati. Poi improvvisamente tutto si fermerà. «Se gli imprenditori sono intelligenti faranno dietro front per evitare di essere in sovraccapacità per molti anni, ciò che potrebbe mettere in pericolo la loro esistenza», osserva l’ex deputato.

Sorprendentemente, dalla votazione l’interesse per acquistare delle seconde case non è aumentato. I potenziali acquirenti si mostrano probabilmente prudenti, a causa della base legale ancora incerta, secondo Duri Bezzola. Molti immobili saranno probabilmente progettati senza garanzia di essere venduti. «Come acquirente forse aspetterei anch’io. Se l’offerta di appartamenti aumenta fortemente, i prezzi diminuiranno».

Dei comuni chiedono consigli

Da quando il governo ha adottato l’ordinanza sulle abitazioni secondarie, l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale ha ricevuto decine di domande dei comuni e dei cantoni per sapere in quali circostanze è ancora possibile autorizzare la costruzione di nuove case.

Ad aver l’ultima parola sarà però la giustizia, indica Gabriel Hefti: «Possiamo solo dare il nostro avviso ai comuni. A causa della spada di Damocle del 31 dicembre 2012, numerosi comuni vogliono accordare il maggior numero di autorizzazioni possibili in base al vecchio diritto e far sì che esse abbiano valore giuridico già quest’anno».

«Prevediamo di sottoporre il progetto di legge d’applicazione al parlamento verso la fine del 2013», aggiunge Hefti. Un gruppo di lavoro comprendente rappresentati dei vari gruppi d’interesse, della Confederazione e dei cantoni si riunirà a partire da questo mese. Impossibile però sapere quanto tempo ci vorrà prima che le Camere federali si pronuncino e se sarà lanciato un referendum.

In Svizzera vi sono circa 500’000 seconde case. Sono concentrate soprattutto nei cantoni di Vallese (62’000), Grigioni (48’000), Berna (45’000) e Vaud (43’000).

Rispetto al totale degli alloggi, la proporzione di abitazioni secondarie è alta soprattutto nei Grigioni (37%), in Vallese (36%), in Ticino (24%) e nel canton Vaud (22%).

Un quinto dei comuni (573) raggiunge la proporzione del 20% di seconde case. Saint-Luc (83%) e Grimentz (82%), nella Val d’Anniviers, in Vallese, sono i campioni in materia.

Nelle regioni turistiche, la maggior parte di questi alloggi non sono sfruttati commercialmente e sono occupati da 30 a 40 giorni all’anno. Il numero dei cosiddetti «letti freddi» è stimato in 900’000.

L’11 marzo 2012, il popolo svizzero ha approvato a stretta maggioranza l’iniziativa denominata «Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!», lanciata dall’ecologista Franz Weber.

Il testo chiede che la proporzione di residenze secondarie non superi il 20% per ogni comune. Per quei villaggi in cui la percentuale è più alta, significa che non si potranno più costruire residenze secondarie. Ciò non vuol dire che quelle esistenti dovranno essere demolite.

(Traduzione di Daniele Mariani)

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