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Nessuna tolleranza per i pedofili condannati

Per i promotori dell'iniziativa, l’interesse delle persone vulnerabili deve prevalere su quello dei criminali condannati Keystone

In futuro, i pedofili condannati per aver leso l’integrità di un fanciullo non potranno più lavorare a contatto con minorenni. La proposta, lanciata dall’associazione di genitori Marche Blanche, è stata accolta con una chiara maggioranza di voti dal popolo svizzero.

La protezione dei bambini e delle persone bisognose di cure contro i reati sessuali viene ulteriormente rafforzata in Svizzera. Oltre il 63% dei votanti hanno infatti approvato questa fine settimana l’iniziativa popolare “Affinché i pedofili non lavorino più con i fanciulli”.

Per Marche Blanche, che aveva promosso l’iniziativa, si tratta del secondo successo consecutivo alle urne. E il risultato è ancora più netto di quello del 2008, quando il popolo svizzero aveva accettato, con il 51,9% dei voti, la proposta di abolire la prescrizione per i reati sessuali o pornografici compiuti contro i bambini sotto i 12 anni, pure lanciata dall’associazione dei genitori.

In seguito all’approvazione dell’iniziativa popolare “Affinché i pedofili non lavorino più con i fanciulli” verrà iscritto un nuovo articolo 123c nella Costituzione federale.

Questo il suo tenore: “Chi è condannato per aver leso l’integrità sessuale di un fanciullo o di una persona dipendente è definitivamente privato del diritto di esercitare un’attività professionale od onorifica a contatto con minorenni o persone dipendenti”.

Campagna difficile

“Ero convinta che non saremmo riusciti a farcela con la nostra campagna. Avevamo di fronte degli avversari che hanno utilizzato anche delle menzogne”, ha dichiarato Christine Bussat, presidente di Marche Blanche, che si è detta sollevata per il risultato della votazione. Dovendo scegliere tra i desideri professionali dei pedofili e la protezione dei minorenni, “il popolo ha fatto la scelta giusta”, ha affermato la deputata dell’Unione democratica di centro Natalie Rickli, sostenitrice dell’iniziativa.

La deputata liberale radicale Christa Markwalder, rappresentante del comitato contrario all’iniziativa, ha invece deplorato la difficoltà di condurre una campagna contro la proposta “populista” di Marche Blanche. “Ancora una volta è stata accettata un’iniziativa che non rispetta lo Stato di diritto”. Per il collega Andrea Caroni, pure membro del comitato contrario, si trattava perlomeno di mostrare, in nome del diritto, che “non si può far passare richieste così esagerate, senza alcuna resistenza”.

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Interesse delle vittime prioritario

Il testo dell’iniziativa, che sarà iscritto ora nella Costituzione federale, si limita ad un solo nuovo articolo (123c): “Chi è condannato per aver leso l’integrità sessuale di un fanciullo o di una persona dipendente è definitivamente privato del diritto di esercitare un’attività professionale od onorifica a contatto con minorenni o persone dipendenti”.

Un testo così semplice e univoco dal profilo morale da non trovare quasi avversari disposti a dare battaglia, tra partiti e associazioni. Il divieto imposto a criminali sessuomani, già condannati, di lavorare con bambini o altre persone bisognose di cure dovrebbe chiaramente permettere di ridurre i casi di recidiva, proteggendo le potenziali vittime.

Tenendo conto del fatto che molti pedofili sono recidivi e difficilmente curabili, non è ammissibile che possano tornare ad esercitare un’attività a stretto contatto con minorenni, hanno fatto valere i promotori dell’iniziativa, per i quali l’interesse delle persone vulnerabili deve prevalere su quello dei criminali condannati.

Principio di proporzionalità violato

Dal profilo giuridico però, se non da quello morale, la proposta non aveva convinto il governo e neppure il parlamento: mentre la Camera del popolo si era espressa in favore, quella degli Stati l’aveva respinta. E, per finire, un comitato di rappresentanti politici di diverso colore era sceso in campo nelle ultime settimane per contrastarla.

Dopo due successi, nel 1977 e 2005, Franz Weber non è riuscito questa volta a convincere gli elettori vodesi. La sua terza iniziativa volta a proteggere ulteriormente la regione vinicola del Lavaux è stata bocciata dal 71,2% dei votanti. Approvato invece con il 68,5% dei voti il controprogetto delle autorità cantonali, che intende preservare in modo più misurato la regione iscritta al Patrimonio mondiale dell’umanità.

La vecchia centrale nucleare di Mühleberg, nel canton Berna, non sarà immediatamente chiusa. I bernesi hanno infatti respinto con il 63,3% dei voti l’iniziativa “Staccare la spina a Mühleberg”, lanciata da un gruppo di cittadini allarmati dalla catastrofe di Fukushima in Giappone. L’azienda elettrica bernese BKW, che gestisce il reattore, ha annunciato l’anno scorso di voler spegnere l’impianto atomico nel 2019.

Il canton Neuchâtel intende puntare in futuro anche sull’energia eolica. Il 60,8% degli elettori ha bocciato un’iniziativa popolare che chiedeva di sottoporre ogni progetto di costruzione di aste eoliche. Accettato invece  dal 65,5% dei votanti un controprogetto delle autorità cantonali, che stabilisce 5 luoghi in cui potranno essere erette complessivamente 59 aste eoliche

Il 52,9% dei ticinesi ha approvato un progetto di amnistia fiscale sostenuto da governo e parlamento. I cittadini potranno regolarizzare averi non dichiarati fino alla fine del 2015, senza pagare multe e approfittando di sconti fiscali del 70%. L’amnistia dovrebbe far affluire fino a 20 milioni di franchi in un fondo destinato a promuovere l’economia cantonale. Pure adottato dal 55% dei votanti un freno all’indebitamento.

Secondo gli oppositori, il testo non rispetta innanzitutto il principio della proporzionalità, caro al diritto svizzero. I tribunali saranno chiamati in futuro a pronunciare automaticamente un’interdizione a vita di esercitare un’attività a contatto con minorenni o persone bisognose di cure, senza distinguere tra un reato grave, quale uno stupro, o un delitto minore.

Sempre a detta degli avversari, il nuovo articolo costituzionale penalizzerebbe a vita anche gli amori adolescenziali. Il divieto dovrebbe essere imposto, ad esempio, anche contro un giovane di 18 anni che ha avuto rapporti sessuali con una ragazza di 16 anni. Un’obiezione respinta dai promotori dell’iniziativa, secondo i quali aspetti simili potranno essere ancora precisati e disciplinati nel quadro della legge d’applicazione.

Controprogetto indiretto

Agli occhi del governo, l’iniziativa non era più necessaria, dopo che il parlamento aveva approvato l’anno scorso un controprogetto indiretto. Le Camere hanno infatti adottato nel dicembre 2013 una serie di modifiche del Codice penale che vanno nella direzione proposta dai promotori dell’iniziativa e che avrebbero dovuto entrare in vigore già all’inizio dell’anno prossimo.

In alcuni ambiti, tali modifiche si spingono perfino più lontano: il divieto di esercitare un’attività professionale o extraprofessionale organizzata, può essere pronunciato da un tribunale per ogni crimine o delitto, non soltanto per reati sessuali. Ad esempio, anche per chi maltratta bambini o persone bisognose di cure.

In base al controprogetto, il divieto sarebbe stato di competenza del tribunale e non doveva essere né automatico né perpetuo per tutti i casi. Avrebbe avuto una durata di almeno 10 anni per le persone condannate ad una pena privativa di libertà superiore a 6 mesi. Dopo il verdetto espresso dal popolo nel fine settimana, queste ultime disposizioni dovranno ora essere corrette.

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