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Piccola guida delle relazioni svizzero-iraniane

Dopo l'accordo sul nucleare, Teheran è una calamita per i leader del mondo. AFP

Al pari di molti altri paesi, la Svizzera si interessa alle opportunità commerciali sbocciate dopo l’apertura del mercato iraniano. La Confederazione intende far leva sulle sue relazioni privilegiate ultra-decennali con Teheran.

La visita del presidente svizzero Johann Schneider-Amman a Teheran questo fine settimana giunge in un momento speciale: l’Iran ha da poco firmato un accordo con sei grandi potenze, che abroga le sanzioni internazionali nei suoi confronti in cambio di concessioni sul programma nucleare.

Quali sono le opportunità economiche legate all’apertura di questo mercato e con quali sfide saranno confrontate le aziende svizzere?

Qual è l’obiettivo della visita di Schneider-Ammann?

Il presidente svizzero va ad aggiungersi a una lista di leader che nelle ultime settimane hanno fatto il viaggio a Teheran per sondare le opportunità del mercato iraniano e per inviare un messaggio di incoraggiamento a nuovi investitori. Alla fine di gennaio, il presidente cinese è stato il primo a recarsi a Teheran dopo l’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare.

L’accordo sul nucleare

Le relazioni commerciali tra Iran e Svizzera potranno intensificarsi in seguito all’accordo sul nucleare siglato all’inizio di quest’anno tra la Repubblica islamica, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Cina, la Francia, la Germania e la Russia.

L’intesa prevede una limitazione del programma nucleare iraniano in cambio dell’abrogazione delle sanzioni imposte dall’ONU, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, che hanno fortemente frenato lo sviluppo economico del paese.

L’accordo è stato concluso dopo 12 anni di negoziati. Diverse riunioni si sono svolte a Ginevra e a Losanna. La Svizzera ha una relazione speciale con l’Iran, poiché ha rappresentato i suoi interessi negli Stati Uniti per oltre 35 anni.

L’abrogazione delle sanzioni e lo sblocco di oltre 100 milioni di franchi riconducibili all’Iran, congelati su diversi conti nel mondo in seguito alla crisi nucleare, daranno una spinta per rivitalizzare l’economia iraniana. La presenza di Schneider-Ammann riflette anche le crescenti responsabilità diplomatiche assunte dalla Svizzera nei confronti dell’Iran.

Quali sono queste nuove responsabilità diplomatiche?

A metà febbraio, la Svizzera ha annunciato che rappresenterà gli interessi dell’Iran in Arabia Saudita e viceversa, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi.

I due Stati hanno tagliato i ponti in gennaio, dopo le proteste scoppiate in Iran – con l’incendio appiccato all’ambasciata saudita – in seguito all’esecuzione di un religioso sciita da parte delle autorità di Riad. Il ruolo della Svizzera sarebbe soprattutto di facilitare i viaggi dei musulmani iraniani in Arabia Saudita nel quadro dei pellegrinaggi alla Mecca.

Quali opportunità ha la Svizzera?

Dopo l’Arabia Saudita, l’Iran rappresenta la seconda economia più importante del Medio Oriente e del Nord Africa, stando alla Banca Mondiale. Il suo prodotto interno lordo è stimato a 406 miliardi di dollari. Inoltre, con 78,5 milioni di abitanti nel 2014, l’Iran è il secondo paese più popoloso della regione, dopo l’Egitto.

Nel 2014, il valore delle esportazioni svizzere verso l’Iran era di 610 milioni di franchi. Secondo la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), questa cifra potrebbe raddoppiare o triplicare nello spazio di un decennio. Tuttavia, ciò rappresenterebbe solo l’1% circa dell’export svizzero.

Il gasdotto elvetico-iraniano non si farà

Il contratto sul firmato nel 2008 a Teheran alla presenza dell’allora consigliera federale Micheline Calmy-Rey è ormai lettera morta, stando a quanto si è appreso lunedì.

L’accordo, sottoscritto tra la Società elettrica di Laufenberg (EGL), una filiale del colosso energetico Axpo, e la National Iranian Gas Export Company, prevedeva la fornitura di gas iraniano alla Svizzera, per un volume di 5,5 miliardi di metri cubi all’anno a partire dal 2011 e per la durata di 25 anni.

Contattata dall’Agenzia telegrafica svizzera, l’Axpo ha indicato di non essere riuscita a trovare un punto d’intesa sulle tariffe e sui canali per trasportare il gas in Europa.

Quali sono le sfide?

Gli investimenti diretti svizzeri in Iran sono cresciuti in modo significativo negli ultimi anni. Attualmente tra i due paesi sono in vigore tre trattati: per la protezione degli investimenti, contro la doppia imposizione e sull’aviazione.

Per l’Iran, la Svizzera – in parte perché non è membro dell’UE – è una piattaforma per il commercio di petrolio e in materia finanziaria, a volte attraverso intermediari opachi. La burocrazia, il riciclaggio di denaro e la corruzioni sono spesso menzionati come i principali problemi per fare affari nella regione. I centri finanziari svizzeri possono correre dei rischi, in particolare per quanto concerne la loro reputazione, fornendo servizi in Iran.

Quali frutti possono essere raccolti più facilmente in Iran?

I fabbricanti di orologi svizzeri e alcune grandi aziende, come Nestlé nel settore alimentare, Novartis e Roche in quello farmaceutico o LafargeHolcim nei materiali di costruzioni, sono degli attori globali e potrebbero trarre beneficio dal mercato iraniano, coi suoi 80 milioni di consumatori.

Le ditte svizzere che possono fornire soluzioni all’avanguardia in materia di servizi, industria e agricoltura sono sicuramente avvantaggiate. Le opportunità più interessanti si ritrovano in settori come l’industria alimentare, i prodotti sanitari, farmaceutici, cosmetici, le assicurazioni, i servizi bancari e l’aviazione. L’economia iraniana è caratterizzata da una predominanza degli idrocarburi, da un’agricoltura su piccola scala e dal settore dei servizi. Stando alla SECO, i servizi contribuiscono nella misura del 45% alla formazione del prodotto interno lordo, l’industria del 44,5% e l’agricoltura del 10,5%.

E il gas e il petrolio?

L’Iran è numero due al mondo per quanto concerne le riserve di gas naturale e al quarto posto per quelle di greggio. Alcune delle più importanti società di trading di prodotti energetici, come Vitol, Glencore e Trafigura, hanno la loro sede in Svizzera.

Negli ultimi quattro anni, questi operatori finanziari hanno sospeso la maggior parte delle loro transazioni dopo le sanzioni adottate da Stati Uniti e UE, che proibivano il commercio di greggio iraniano. Con l’abrogazione di questi provvedimenti, l’Iran prevede di vendere 300’000 barili di greggio al giorno sul mercato europeo. La Glencore è stata la prima società occidentale a riprendere la vendita di petrolio iraniano.

Quant’è competitiva la Svizzera?

In un’epoca in cui l’economia mondiale è caratterizzata da una grande volatilità, la Svizzera è ai primi posti per quanto concerne l’innovazione, l’efficienza del mercato del lavoro e la cultura degli affari, stando al rapporto sulla competitività del World Economic Forum.

In un’altra classifica stabilita dall’istituto IMD di Losanna, stilata da circa 6’000 dirigenti di alto rango, la Svizzera figura pure nelle zone alte. Nel 2014, uomini d’affari iraniani e svizzeri hanno inaugurato una camera di commercio, che ha organizzato, tra le altre cose, seminari sulle prospettive commerciali, nonché colloqui con rappresentanti delle autorità svizzere e del settore privato.

Quali sanzioni sono ancora in vigore?

In gennaio la Svizzera ha levato alcune delle sanzioni economiche nei confronti dell’Iran, conformemente ai passi intrapresi da Nazioni Unite e UE.

Le restrizioni ancora in vigore riguardano il commercio di armi e di altri equipaggiamenti che potrebbero essere impiegati come strumento repressivo, nonché beni utilizzabili per il programma nucleare. Inoltre un ristretto numero di persone e di aziende è soggetto a restrizioni di viaggio e finanziarie.

Perché la Svizzera ha una relazione speciale?

Per decenni il mondo degli affari e la diplomazia svizzera hanno intrattenuto legami molto stretti con l’Iran. La Svizzera ha funto da ponte verso l’Iran e lo ha aiutato per reintegrare la comunità internazionale.

La Svizzera rappresenta gli interessi statunitensi in Iran dal 1980, dopo che Washington ha rotto le relazioni con Teheran in seguito alla presa di ostaggi (52 americani nell’ambasciata USA) da parte di un gruppo di rivoluzionari iraniani. La Svizzera rappresenta anche gli interessi dell’Iran in Egitto dalla rivoluzione del 1979.

E la situazione sul fronte dei diritti umani?

Durante i negoziati con l’Iran, la Svizzera ha dovuto costantemente giostrare tra sviluppo delle relazioni commerciali e protezione dei diritti umani. Berna e Teheran hanno colloqui regolari, durante i quali sono sollevate questioni come la libertà d’espressione o la pena di morte in Iran.

Yves Rossier, segretario di Stato del Dipartimento federale degli affari esteri, ha spiegato che l’Iran ha chiaramente l’intenzione di reintegrare la comunità internazionale e ha intenzione di dialogare su questi temi. Le discussioni avverranno comunque nel contesto di un miglioramento globale dei diritti umani.

Traduzione e adattamento di Daniele Mariani

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