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Dietro i Giochi olimpici: i mormoni

Fa ormai parte del panorama dei Giochi olimpici invernali 2002: il Tempio centrale di Salt Lake City Keystone Archive

I Giochi olimpici si svolgono a Salt Lake City, la città dei mormoni. E, oltre le competizioni, tutti gli occhi sono puntati sui "Santi degli Ultimi Giorni".

Le olimpiadi sono occasione pubblicitaria insperata per Salt Lake City, la capitale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Il gruppo religioso che suscita in genere molte perplessità fra i razionalisti, gode l’ora della notorietà.

Non è un caso che l’organizzazione che si riserva il primato della verità rivelata, voglia approfittare dell’eco mediatica dell’evento sportivo. Milioni di telespettatori vedono ad ogni premiazione e ad ogni inquadratura panoramica le torri del Tempio della città nata dal deserto.

Ma anche in Europa tutti hanno già incontrato, ad un angolo di una piazza, davanti alla porta di casa, i testimoni della salvezza codificata negli Stati Uniti. Impeccabili con giacca e cravatta: sono i missionari dei “Santi degli Ultimi Giorni”, meglio conosciuti come mormoni. Ma non vanno confusi con i Testimoni di Geova, malgrado condividano l’origine d’oltre oceano.

“Purezza organizzata”

In Svizzera, presso Berna, ha sede il centro più importante dell’Europa continentale per la comunità dei mormoni. A Zollikofen, un sobborgo della capitale, sorge infatti il tempio, costruito nel 1955, a cui fanno riferimento le comunità svizzere, italiane e francesi.

Organizzati in piccoli gruppi che non superano mai le 250 unità, i mormoni predicano la purezza dello spirito: non bevono, non fumano, niente tè o caffè, digiunano regolarmente, celebrano la famiglia, la castità prematrimoniale e battezzano gli antenati post mortem per dare loro accesso alla salvezza del giudizio imminente. Al loro culto si alternano le letture bibliche ai libri della seconda rivelazione, quella avuta dal fondatore Smith nel Diciannovesimo secolo.

Si riconoscono nel credo circa 11 milioni di persone di cui 7’500 in Svizzera. Nel nostro paese si aggiungono contemporaneamente almeno 120 missionari. In genere si tratta di giovani, provenienti per lo più dallo Utah, dove hanno seguito corsi speciali e imparato le lingue necessarie alla ricerca di nuovi proseliti. Con un sorriso e una calma ammirevoli cercano di avvicinare la gente con il loro messaggio.

La rivelazione

Le origini della comunità dei mormoni sono su una collina a nord di New York. È lì che il giornalista, allora diciottenne, Joseph Smith, trovò nel 1823 le tavole scritte da un popolo israelitico, emigrato oltre oceano – così vuole la loro storiografia ufficiale – ben 600 anni avanti Cristo. Grazie ai cristalli offerti da un angelo, il fondatore ha potuto trascrivere i testi – fra l’altro il libro del profeta Mormon, da cui nasce la denominazione – e dare così inizio ad una nuova via spirituale.


Dall’inizio la comunità ha avuto un’organizzazione strettamente gerarchica in cui dodici apostoli affiancano il profeta nella direzione morale degli adepti. Dopo il fondatore si sono succeduti più profeti alla testa della comunità degli eletti. Oggi è il 91enne Gordon B. Hinckley, il presidente e dunque il profeta, assecondato da un consiglio dei dodici, fra cui siedono senatori, politici e esponenti dell’economia.

Il lungo viaggio verso la terra promessa

Il successo immediato, raccolto dal fondatore e dalle sue idee, portò da subito ad una crescita della comunità. Ma un signore che si proclama profeta e pratica la poligamia, non poteva non suscitare le ire dei benpensanti del tempo. Smith rimase vittima di un attentato nel 1844. La carovana dei seguaci abbandonò la costa orientale alla volta della Terra promessa. È così che nacque, in riva ad un lago salato, in zona desertica, la nuova Gerusalemme degli esuli per fede. Era l’anno 1847.

Ancora oggi Salt Lake City è il centro mondiale e il cuore pulsante dei Santi degli Ultimi Giorni. Università, centri studio, ricerca genealogica: tutto si focalizza ancora verso la capitale dello Utah. Anche per i seguaci svizzeri.

La famiglia

E la convinzione del ricongiungimento familiare nella nuova vita dopo la morte, spinge i mormoni a condurre ricerche genealogiche monumentali. Anche la Svizzera ha aperto i suoi archivi ai ricercatori provenienti dall’America. Negli anni Ottanta, squadre specializzate hanno microfilmato tutti i registri di famiglia reperibili, conservati negli archivi locali.

Le porte si sono aperte ovunque in cambio di una copia da conservare in loco. Una sinergia che ha aiutato gli archivi svizzeri a organizzare e salvaguardare il patrimonio documentario. L’altra copia è a disposizione dei fedeli d’oltre oceano, ben conservata in un archivio a prova di guerra atomica. Per garantire il ricongiungimento dopo la morte, nei templi mormoni si celebrano i battesimi simbolici di tutti i parenti scomparsi.

Il ritorno d’immagine

La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, che si ritiene continuazione e espressione della chiesa delle origini, si aspetta un ritorno d’immagine dalle olimpiadi nel loro territorio madre. Anche se si nega la volontà di trarre profitto dall’evento, la loro presenza nell’organizzazione dei giochi, è evidente.

Anzi, anche la salute fisica, ideale olimpico, è sostenuta dai mormoni. Non a caso anche nelle immediate vicinanze del tempio di Zollikofen, vicino alle palazzine che ospitano i visitatori, c’è una palestra per sostenere la socialità e il movimento nel gioco e nella competizione.

L’efficienza che hanno saputo dare allo Stato dello Utah – dove criminalità e povertà hanno i livelli più bassi degli USA – passa anche ai giochi olimpici. Una questione d’orgoglio. Anche per gli esponenti elvetici della comunità.

Daniele Papacella

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