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Di notte i piccoli valichi di frontiera rimangono chiusi

Keystone

Malgrado l'entrata in vigore dell'accordo di Schengen, la prassi tra Svizzera e Italia non è cambiata: durante la notte l'Italia chiude parecchi piccoli valichi di frontiera. Le dogane svizzere non trovano nulla da ridire.

Chi poco dopo le ventiquattro vuole transitare dai posti di frontiera di Fornasette o di Ponte Cremenaga è costretto a fare retromarcia.

I due valichi – a metà strada tra Ponte Tresa e Luino – chiudono infatti dopo la mezzanotte e vengono riaperti alle cinque del mattino.

Non si tratta di casi isolati. Anche a Pizzamiglio, Pedrinate, Ligornetto o Arzo di notte ci si trova di fronte a barriere abbassate. Chi vuole andare in Italia o ritornare in Svizzera è costretto a passare dai posti doganali più grandi.

Questa prassi stupisce, tanto più che con l’entrata in vigore in Svizzera dell’accordo di Schengen il 12 dicembre scorso, i due Stati hanno soppresso i controlli sistematici alle frontiere.

La palla nel campo dell’Italia

Perché allora i valichi più piccoli continuano a rimanere chiusi? “È una questione che riguarda l’Italia, per noi non sarebbe un problema mantenerli aperti tutta la notte”, afferma Mauro Antonini, comandante della regione IV del corpo delle guardie di confine.

Pur facendo parte dello Spazio di Schengen – precisa tuttavia Antonini – la Svizzera non è entrata a far parte di un’unione doganale.

La decisione di mantenere chiusi questi posti di frontiera emana dalla Prefettura di Como. Le nostre richieste di informazioni su questa prassi sono però rimaste lettera morta.

Il circondario doganale di Como ha invece risposto. Il suo direttore, Claudio Rendano, ricorda che l’accordo di Schengen prevede l’abolizione dei “controlli sistematici” delle persone alle frontiere, ma non la loro soppressione completa.

Responsabile dei transiti ai valichi di confine è la Guardia di finanza, che gode di una piena autonomia per la loro amministrazione. “In ogni caso gli orari di apertura possono essere ritenuti adeguati, vista la situazione del traffico”, afferma Rendano. La centrale di Roma della Guardia di Finanza non ha dal canto suo preso posizione in merito alla nostra domanda.

Nessun progresso

Della questione si è anche occupata la Regio Insubrica, la comunità di lavoro transfrontaliera che riunisce il canton Ticino e le province di Como, Varese e Verbano-Cusio-Ossola.

“In questo dossier non vi sono mai stati dei progressi”, afferma il presidente del governo ticinese Marco Borradori. A causa dei valichi chiusi, molti frontalieri che lavorano con orari a turni in Ticino devono a volte effettuare lunghe deviazioni.

Nella sede centrale di Berna del Corpo delle guardie di confine la situazione desta una certa sorpresa: “Non ne ero a conoscenza”, afferma il portavoce Thomas Schrämli.

Schrämli non è al corrente di casi analoghi alle frontiere con la Germania, l’Austria o la Francia. Anzi, “a Sciaffusa l’ultima barriera è stata tolta in dicembre, poiché non veniva più utilizzata”.

Più sicurezza

In Ticino la prassi non fa comunque solo degli scontenti. Alcuni comuni di frontiera del Mendrisiotto vedono di buon occhio la chiusura notturna dei piccoli valichi.

Questa misura può sì causare dei disagi ad alcune persone, ma costituisce anche un filtro per chi vuole recarsi in Svizzera con intenti criminali. Anche il Corpo delle guardie di confine regione IV lascia intendere che la prassi seguita dall’Italia in fondo torna utile anche alla Svizzera.

swissinfo, Gerhard Lob
(traduzione di Daniele Mariani)

Il Ticino conta 22 punti doganali, ma i più sollecitati sono quelli di Chiasso (Chiasso Strada e Brogeda, sull’autostrada).

Le cifre giornaliere di transito, sia in uscita che in entrata, si situano mediamente attorno ai 150 mila veicoli, 4 mila autocarri e 7 mila 500 pedoni.

Alcuni valichi di frontiera più piccoli sono chiusi durante la notte.

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