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Respinti i ricorsi contrari alla ripartizione dei migranti tra i paesi UE

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha respinto mercoledì i ricorsi di Slovacchia e Ungheria contro il piano di ripartizione obbligatoria dei richiedenti asilo da Italia e Grecia.

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Nella sentenza i giudici spiegano che “il meccanismo contribuisce effettivamente e in modo proporzionato a far sì che la Grecia e l’Italia possano far fronte alle conseguenze della crisi migratoria del 2015”.

Profughi in attesa accanto a un poliziotto a Idomeni
Dicembre 2015: Profughi in attesa al campo profughi di Idomeni, in Grecia. Keystone

Slovacchia e Ungheria, nel 2015, avevano votato in Consiglio contro la misura temporanea (come Rep. Ceca e Romania) e avevano chiesto alla Corte di giustizia di annullarla. Secondo i due paesi sia la sua adozione conteneva errori di ordine procedurale o legati alla scelta di una base giuridica inappropriata. Adducevano inoltre che non era idonea a rispondere alla crisi migratoria, né necessaria a tal fine.

Nel procedimento davanti alla Corte, la Polonia è intervenuta a sostegno della Slovacchia e dell’Ungheria, mentre Belgio, Germania, Grecia, Francia, Italia, Lussemburgo, Svezia e la Commissione europea sono intervenuti a favore del Consiglio UE.

Con la sua odierna sentenza, la Corte ha respinto integralmente i ricorsi.

“Decisione scandalosa”

 “La sentenza è scandalosa e irresponsabile”. Così il ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto ha commentato la decisione della corte di giustizia europea.

“Questa sentenza è politica, non giuridica, minaccia il futuro e la sicurezza dell’Europa, è contraria agli interessi delle nazioni e dell’Ungheria”, ha detto ancora. 

“Faremo tutto il possibile per difendere il nostro paese contro lo strapotere delle istituzioni dell’UE”, ha aggiunto, facendo capire che l’Ungheria non intende accogliere richiedenti asilo neanche dopo la sentenza di oggi. “La battaglia vera comincia solo adesso”, ha detto. 

I partiti di opposizione invece hanno accolto la sentenza come una sconfitta del governo Orban, che renderà indifendibile la sua posizione sull’emergenza di immigrazione.

Procedura d’infrazione

Dopo la sentenza il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos, ha detto che “la porta è ancora aperta”, ma se Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia “non cambieranno il loro approccio sui ricollocamenti, andremo avanti con l’ultimo passo della procedura di infrazione, col deferimento alla Corte di giustizia UE”. 

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