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La Spagna snobba Rubik

Il ministro spagnolo delle finanze Cristóbal Montoro resta convinto che l'amnistia fiscale sia valsa la pena Keystone

Un accordo Rubik con la Svizzera sarebbe conveniente per la Spagna, che ha un grande bisogno di rastrellare denaro fresco, rileva uno specialista di ricerche congiunturali. Ma Madrid sembra disinteressarsi.

La Spagna ha concluso l’amnistia fiscale 2012. E il bilancio è l’esempio perfetto del bicchiere mezzo pieno… o mezzo vuoto. Il fisco iberico contava di incassare, tra giugno e novembre, 2,5 miliardi di euro (3 miliardi di franchi) di imposte su conti bancari di contribuenti spagnoli nascosti all’estero.

Il risultato è molto diverso: nelle casse dell’erario sono entrati 1,191 miliardi di euro (1,428 miliardi di franchi), ossia meno della metà del previsto.

Ciò nonostante, secondo il ministro delle finanze Cristobal Montoro, “l’amnistia è valsa la pena”, poiché in totale 31mila contribuenti spagnoli si sono annunciati volontariamente alle autorità per regolare fatture pari a una media di 37’800 euro ciascuno.

Una risposta che non convince i critici del governo, i quali si interrogano sulle possibilità di individuare e tassare anche l’altra metà degli averi depositati all’estero e sulle intenzioni iberiche circa un possibile accordo Rubik con la Confederazione.

Imposta liberatoria

Madrid sembra però tutt’altro che impaziente di concludere con Berna una convenzione che prevede l’imposta liberatoria. E questo nonostante che, come aveva confermato in giugno a swissinfo.ch Mario Tuor, portavoce della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI), la Spagna avesse “espresso interesse a saperne di più” sul cosiddetto modello Rubik, ossia quello che le autorità e le banche elvetiche considerano una soluzione salomonica.

“Gli accordi di ritenuta alla fonte di un’imposta liberatoria consentono di tassare tutti i contribuenti con conti in Svizzera, e di applicare così il principio secondo cui il paese d’origine prelevi le imposte sui redditi dei suoi cittadini. Al contempo permettono anche di salvaguardare la protezione della privacy dei clienti, perché spetta a loro decidere se pagare in forma anonima, o se rivelare le informazioni sul suo conto al fisco”, spiega Tuor.

Questa prospettiva non sembra però indurre la Spagna ad avviare rapidamente trattative con la Svizzera. “Ci siamo scambiati informazioni sul nostro modello di imposta liberatoria, ma non ci sono ancora negoziati concreti”, indica il portavoce.

Mario Tuor non fornisce dettagli circa il Portogallo, un altro paese che a causa della cattiva situazione finanziaria potrebbe essere interessato ad un accordo con la Svizzera. “Non commentiamo l’interesse di altri paesi per il modello svizzero, a meno che essi vogliano renderlo pubblico”.

Contro l’evasione

Per riscuotere introiti supplementari, il Ministero spagnolo delle finanze sta preparando una nuova strategia. Fonti ministeriali madrilene hanno precisato a swissinfo.ch che, “negli ultimi mesi, non ci sono state discussioni per sviluppare qualcosa del tipo Rubik tra la Svizzera e la Spagna”.

D’altra parte, le fonti escludono anche la possibilità che venga prolungata l’amnistia fiscale conclusasi il 30 novembre. “Il piano è stato ideato come una regolarizzazione straordinaria, come consigliato dall’OCSE. Pertanto, non è prevista una seconda fase, né l’anno prossimo né in quelli successivi. Il governo, invece, ha recentemente approvato una legge antifrode che, per la prima volta, costringerà i contribuenti a presentare una dichiarazione dei beni e dei redditi che hanno all’estero”.

Una dichiarazione da redigere ogni anno, nel primo trimestre, che sarà obbligatoria dal 2013.

Questa strategia permetterà al governo di “ottenere informazioni da queste dichiarazioni e anche di utilizzare gli accordi sullo scambio di informazioni fiscali che la Spagna sta firmando con gli altri paesi dell’Unione europea”.

Il Ministero delle finanze afferma inoltre che, una volta terminata la regolarizzazione speciale delle imposte – vale a dire l’amnistia fiscale –, il governo si concentrerà sulla nuova legge antifrode e rafforzerà vari accordi di scambio di informazioni.

Cosa non ha funzionato?

La Spagna deve rafforzare le proprie finanze, se vuole garantire che – come ha affermato il governo del conservatore Mariano Rajoy – il 2013 sia l’ultimo anno di recessione.

Come mai un’amnistia fiscale che applicava un modesto tasso del 10% sui fondi dichiarati e non contemplava sanzioni o conseguenze penali ha portato nelle casse dell’erario la metà di quanto prospettato? Per Florian Chatagny, del Centro di ricerche congiunturali (KOF) del Politecnico federale di Zurigo, vi sono essenzialmente tre ragioni.

In primo luogo, la legge non ha incluso l’IVA, spiega a swissinfo.ch. Così, una società che aveva evaso l’imposta sull’utile e anche quella sul valore aggiunto, temeva che l’amnistia avrebbe portato ad accorgersi della sua frode riguardo all’IVA.

In secondo luogo, soltanto il 21,9% del personale dell’amministrazione fiscale spagnola si occupa di controlli e investigazioni, contro, per esempio, il 65% in Germania. Perciò i contribuenti spagnoli potrebbero considerare scarse le probabilità di inceppare in un controllo.

In terzo luogo, dato che il governo ha annunciato un aumento della pressione fiscale sia sulle persone sia sulle imprese, non c’è alcun incentivo per gli evasori a dichiarare i loro fondi occulti, quando sanno che in futuro dovranno pagare di più.

Secondo il ricercatore del KOF, la Spagna trarrebbe molti vantaggi dalla firma di un accordo Rubik con la Svizzera. “In poco tempo il governo spagnolo si procurerebbe entrate fiscali supplementari”. Un fattore non trascurabile “soprattutto se si considera che uno scambio automatico di informazioni con paesi come la Svizzera, l’Austria e il Lussemburgo è alquanto improbabile”.

D’altra parte, “a differenza di un’amnistia  fiscale che è una misura unica, il sistema Rubik avrebbe anche il vantaggio di generare flussi permanenti di entrate fiscali. Inoltre i costi amministrativi di un accordo Rubik sono assorbiti quasi completamente dalle banche”.

Mentre la Spagna sprofonda nella crisi, l’architetto spagnolo Santiago Calatrava ha trasferito il suo patrimonio in Svizzera, ha indicato il quotidiano economico Cinco Dias.

Stando al giornale spagnolo, la società di famiglia Calatrava & Family è domiciliata nel canton Zurigo dal 23 novembre 2012.

La compagnia è attiva sul mercato di beni immobiliari nazionali ed esteri. Secondo i conti iscritti nel registro di commercio, Santiago Calatrava controllerebbe un portafogli d’investimenti a lungo termine di un valore di 31,7 milioni di euro (circa 38,3 milioni di franchi).

Negoziati in vista della conclusione di un accordo che dovrebbe contemplare l’imposta liberatoria sono in corso tra la Svizzera e l’Italia. Berna prevedeva di raggiungere un’intesa entro il 21 dicembre. Ma l’Italia in piena crisi di governo che si prepara a elezioni anticipate manda all’aria i piani della Confederazione.

Rispondendo a domande alla Camera, il ministro italiano dell’economia Vittorio Grilli l’11 dicembre ha puntualizzato di non volere “una soluzione a tutti i costi” e di non avere “mai detto quando avremmo raggiunto un accordo, ma che ci saremmo impegnati a trovarlo”.

L’imposta liberatoria alla fonte è prelevata su interessi, dividendi e altri redditi di capitali. Per ogni paese è calcolata in base a un tasso fisso, che è stato concordato tra la Svizzera e lo stato in questione. Questo modello di convenzione sulla doppia imposizione è noto anche come accordo Rubik.

La Svizzera metterà in vigore due convenzioni di questo tipo dal 1° gennaio 2013 con l’Austria e la Gran Bretagna. Le banche elvetiche applicheranno l’imposta liberatoria sugli averi di cittadini di questi due paesi. In futuro saranno tassati anche i redditi.

I fondi saranno versati dalle banche all’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) che li trasferirà a Vienna e a Londra.

(Traduzione dallo spagnolo: Sonia Fenazzi)

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