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L’Irlanda che affascina le multinazionali

Keystone

Un centro operativo di Yahoo a Dublino, attivo a livello globale, si sta preparando all’arrivo di 200 nuovi impiegati. Alcuni di loro arrivano dal quartier generale europeo in Svizzera, che presto sarà chiuso. Per le multinazionali, l’Irlanda sta diventando più attraente della Svizzera.

La facciata lucente dei Silicon Docks irlandesi, bianca e di vetro, che si specchia nell’acqua della baia di Dublino, appare come un faro di prosperità e di progresso. Tra le multinazionali che sono di casa nell’area commerciale di East Park c’è anche Yahoo, che ha trasferito qui anche il suo quartier generale per l’Europa, il Medio oriente e l’Africa.

L’Irlanda compete fieramente con la Svizzera nello sforzo di attirare centri operativi di grandi aziende globali, approfittando così del loro gettito fiscale. Nonostante l’Irlanda stia attraversando una difficile fase economica, il piatto della bilancia sembra pendere dalla sua parte (vedi riquadro).

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Svizzera meno attraente per le imprese straniere

Questo contenuto è stato pubblicato al «I concorrenti sono molto aggressivi nel tentativo di attrarre aziende sul loro territorio. Offrono un sistema fiscale favorevole, regali di benvenuto e uffici sussidiati», dice Rudolf Wehrli, presidente di economiesuisse, a colloquio con swissinfo.ch. «Le nostre condizioni quadro favorevoli rischiano di svanire se paragonate ai vantaggi offerti agli investitori dai nostri concorrenti». La maggiore minaccia…

Di più Svizzera meno attraente per le imprese straniere

Il centro di Dublino emana quella vitalità e quell’apertura che sono spesso messe in primo piano dalle aziende straniere quando si tratta di decidere dove aprire la propria sede. Centri commerciali, ristoranti e bar lungo il fiume Liffey sono pieni e riecheggiano di discorsi in molte lingue diverse.

Si parla poco del malessere economico che grava sul paese come una nube minacciosa. Neppure l’ignominia del salvataggio da parte dell’Unione europea e di un tasso di disoccupazione sopra il 13% sembrano adombrare la capitale della Repubblica d’Irlanda, anche se i giornali descrivono un’altra situazione in altre parti del paese.

In tempi difficili Dublino è un magnete sia per la popolazione delle aree rurali in cerca di lavoro, sia per un numero crescente di multinazionali, capitanate da alcune aziende di punta dell’ondata dotcom statunitense, come Twitter, Paypal, Dropbox e Airbnb.

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In agosto, cinque mesi dopo aver annunciato l’apertura della sede di Dublino, Yahoo ha fatto sapere di voler chiudere gli uffici di Rolle, nel canton Vaud. La decisione è arrivata solo cinque anni dopo che l’intero quartier generale era stato trasferito da Londra alla Svizzera, con la promessa (non mantenuta) di 350 posti di lavoro e un nuovo centro di ricerca da 30 milioni di franchi svizzeri (circa 24 milioni di euro).

Yahoo ha smentito le voci secondo cui la decisione sarebbe collegata al fatto che la Svizzera è stata costretta a rivedere gli aspetti «disciminatori» della tassazione cantonale delle imprese su pressione dell’Unione europea.. «Abbiamo deciso di semplificare la nostra struttura per incoraggiare maggiore collaborazione e innovazione», ha assicurato a swissinfo.ch la portavoce di Yahoo Judith Serl. «Non è una decisione basata su questioni fiscali».

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Uno dei vicini di Yahoo nell’East Park di Dublino è il quartier generale per l’Europa, il Medio oriente e l’Africa dell’azienda specializzata nella ricerca di posti di lavoro su internet, Indeed.com. David Rudick, vicepresidente per i mercati emergenti, non cita i presunti vantaggi fiscali dell’Irlanda. Parla invece delle infrastrutture locali – collegamenti, accesso alla banda larga e spazio disponibile per gli uffici – e delle persone.

«La forza lavoro impareggiabile e altamente qualificata disponibile a Dublino ha permesso una rapida crescita», spiega Rudick a swissinfo.ch. «Siamo stati in grado di attrarre impiegati eccezionali sia dell’Irlanda, sia dal resto dell’Europa».

Vari paesi competono con la Svizzera per attirare i quartier generali e altri servizi amministrativi delle grandi aziende multinazionali.

Irlanda, Gran Bretagna, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Singapore e vari stati dell’Europa orientale, quali la Polonia, si danno da fare per ritagliarsi la fetta di mercato più grande possibile.

L’azienda di consulenza fiscale globale Ernst & Young stila una classifica annuale dei paesi più attraenti. L’anno scorso l’Irlanda ha scavalcato la Svizzera.

Secondo Ernst & Young nel 2012 il numero di aziende straniere arrivate in Svizzera o che vi hanno aumentato considerevolmente le loro operazioni (61) è diminuito del 38%. La Svizzera ha dunque perso tre posti in classifica, scendendo al 14esimo posto.

Nello stesso periodo l’Irlanda è salita al nono posto, grazie a una crescita degli investimenti diretti stranieri del 16% (123 casi).

L’Agenzia irlandese per lo sviluppo industriale (IDA Ireland) ritiene che il paese sia sulla buona strada per realizzare gli obiettivi definiti nel piano Horizons 2020, che prevedono di attirare 640 investimenti e creare 62’000 nuovi posti di lavoro tra 2010 e 2014.

L’IDA Ireland afferma di essere già riuscita a portare in Irlanda più di 1000 aziende (più della metà delle quali provenienti dagli Stati uniti), che hanno creato 152’000 posti di lavoro.

Le aziende straniere con sede in Irlanda rimangono però schive sul tema dei vantaggi fiscali, consapevoli del danno di reputazione subito da alcune aziende per aver spostato i propri profitti da una parte all’altra del mondo per sottrarli per quanto possibile al fisco. Indagini del parlamento britannico e del senato statunitense hanno duramente criticato le aziende per queste pratiche «immorali», anche se legali (vedi riquadro).

James Stewart, professore di economia al Trinity College di Dublino, spera che questa pubblicità involontaria aiuti a cambiare le cose.

«Abbiamo alcune caratteristiche di paradiso fiscale, come la Svizzera e altri paesi», ammette Stewart. «Mettere l’accento sui vantaggi fiscali attira aziende nomadi che sono qui solo perché abbiamo buoni contabili. Non è una politica industriale sostenibile sul lungo periodo».

Se altri paesi chiuderanno le scappatoie che al momento permettono ai profitti di fuggire in Irlanda, allora molte aziende straniere potrebbero lasciare Dublino e altre località irlandesi, ritiene Stewart.

Ma questo risolverebbe solo in parte i problemi della Svizzera. Se gli svizzeri non saranno in grado di regolare i loro problemi attuali, paesi come la Gran Bretagna, Singapore, l’Olanda e il Lussemburgo potrebbero sfruttare i loro vantaggi competitivi.

Secondo i suoi critici, il regime irlandese di tassazione delle imprese offre alle aziende scappatoie che permettono di ridurre ulteriormente la già bassa aliquota fiscale per le imprese del 12,5% e in casi estremi conducono a una completa esenzione.

Utilizzando tecniche chiamate «double irish» o «dutch sandwich» le multinazionali possono deviare i profitti dall’Irlanda verso giurisdizioni che hanno aliquote fiscale più basse, per poi riportarli in Irlanda.

Questo è possibile quando le aziende possono contare su due unità separate in Irlanda, una delle quali è generalmente una holding.

I profitti della prima unità possono essere trasferiti a un’entità olandese e quindi a una struttura situata in un paradiso fiscale come le Bermuda, grazie a particolari accordi fiscali. I profitti tornano poi alla holding irlandese, senza essere tassati in Irlanda.

Il ministro delle finanze irlandese Michael Noonan ha recentemente promesso di allontanare dal paese le aziende straniere fiscalmente «apolidi», vale a dire le aziende che non sono registrate in nessun paese del mondo per scopi fiscali. Gli scettici ritengono che questo non impedirebbe alle aziende di fissare la loro residenza fiscale in giurisdizione che praticano una tassazione bassissima sulle imprese.

(traduzione dall’inglese: Andrea Tognina)

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