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Como, migranti dalla stazione al centro d’accoglienza

Oltre 200 persone, accampate finora a San Giovanni, hanno accettato di trasferirsi nella struttura allestita dalla Croce Rossa

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Oltre 200 migranti accampati finora a Como San Giovanni hanno accettato di trasferirsi al centro d’accoglienza allestito dalla Croce Rossa. Inizialmente riluttanti a lasciare l’area della stazione, sono stati persuasi dalle associazioni umanitarie attive sul posto.

Immagini di un’ora fa [cfr. video]: il piazzale della stazione è stato liberato, coperte, spazzatura ed altri oggetti abbandonati sono stati portati via. Poco a poco, anche le persone che sostavano qui fino a metà pomeriggio sono state persuase a liberare il portico, la maggior parte di esse si è diretta verso il centro di accoglienza costituito da 50 container e gestito dalla Croce Rossa.

Ora infatti il lavoro da parte di associazioni ed enti è convincere le persone che qui possono essere assistite, trovare dei servizi igienici, avere dei pasti (che non vengono più serviti al parco sotto la stazione di San Giovanni) e ottenere informazioni sui loro diritti e su che passi intraprendere. Quando abbiamo girato queste immagini erano 185 i migranti qui accolti, con altri 50 in fase di registrazione.

“Qui al campo non sono libero, ci sono venuto perché altrimenti non ho da mangiare e ho freddo!”: ci dice così un ospite etiope del centro, del gruppo etnico oromo. Un 25enne che ci racconta di aver tentato 4 volte l’entrata in Svizzera, è sempre stato rimandato indietro. Non vuol fermarsi in Italia ma raggiungere amici e parenti al nord, in Germania.

Ma il desiderio di partire o ripartire appena si può è anche nelle poche decine di persone rimaste al parco sotto la stazione, quasi tutte eritree o etiopi oromo. Non vogliono andare al centro di accoglienza perché, dicono, impedisce di muoversi.

Nei giorni scorsi si parlava di un imminente intervento delle forze dell’ordine per liberare l’area (se necessario anche con la forza), ma lo sgombero definito “soft” di poche ore fa e gli arrivi sempre più importanti al centro d’accoglienza della Croce Rossa sembrano allontanare questa ipotesi.

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