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CN: salari minimi cantonali anche per lavoratori distaccati

La mozione di Fabio Abate (PLR/TI) è stata accolta dal Nazionale. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Un contributo per contrastare la concorrenza sleale e il dumping sociale e salariale. Con queste motivazioni, il Consiglio nazionale ha accolto oggi per 97 voti a 87 (2 astensioni) una mozione del “senatore” Fabio Abate (PLR/TI).

Il testo, già approvato dalla camera dei Cantoni lo scorso settembre, vuole obbligare le aziende estere che distaccano lavoratori in Ticino, o in altri Cantoni, a rispettare i salari minimi. Nel caso del Ticino i salari minimi, elaborati in applicazione all’iniziativa popolare “Salviamo il lavoro in Ticino!” approvata il 14 giugno 2015, non sono ancora entrati in vigore. Oltre al cantone a sud delle Alpi, anche Giura e Neuchâtel hanno adottato il salario minimo, e forse altri potrebbero seguire l’esempio.

L’esito positivo della mozione non era scontato: la commissione preparatoria raccomandava infatti per ragioni giuridiche e pratiche di respingere la mozione, così come proposto tra l’altro dal Consiglio federale per bocca del ministro dell’economia Guy Parmelin. Col suo atto parlamentare, il “senatore” ticinese chiede di completare la Legge federale sui lavoratori distaccati (LDist), prevedendo anche il rispetto dei salari minimi adottati a livello cantonale, e ciò per evitare una concorrenza sleale da parte degli operai esteri rispetto ai lavoratori locali.

Nel suo intervento, il ministro dell’economia Guy Parmelin ha ricordato una sentenza del Tribunale federale secondo cui, diversamente dalle misure collaterali in vigore a livello nazionale, l’introduzione di salari minimi da parte dei Cantoni serve a lottare contro la povertà: non si tratta quindi di una misura legata al mercato del lavoro. Solo in questo modo, ha aggiunto il ministro dell’economia, il salario minimo è conforme al principio di libertà economica sancito dalla Costituzione e dal diritto federale.

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