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Il re delle banane regna dalle sponde del Lemano

Fotografo e Lopez Flores davanti a una parete gialla.
Carlos Lopez Flores in posa nella sede di Chiquita, a Etoy. Olivier Grivat

Sulle rive del Lemano le banane non crescono, ma il leader mondiale del commercio di questo frutto si trova lì, più precisamente a Etoy, nel cantone Vaud, "vicino a un lago che ha proprio la forma di una banana", dice il presidente di Chiquita, Carlos Lopez Flores.

“Questo frutto si coltiva ovunque il clima è caldo e umido. Ogni anno se ne producono e se ne consumano 15 miliardi di unità, che crescono naturalmente in 114 paesi, anche se l’80% delle banane esportate nel mondo viene dall’America latina. Ce ne sono 150 tipi diversi. Più di 400 milioni di persone ne dipendono per nutrirsi o commerciare”.

Il 44enne Carlos Lopez Flores ha passato tutta la sua infanzia in Honduras, terra madre di questo alimento senza grassi e colesterolo, fonte di potassio e vitamine. “Mangio da sempre le banane, sono cresciuto tra i bananeti e questo frutto fa parte ancora della mia dieta quotidiana”, dice.

“Dal 2011 non dobbiamo rammaricarci per la morte di nessuno”
Carlos Lopez Flores, presidente di Chiquita

Multinazionale responsabile

In passato, Chiquita è stata in cattiva luce sulla stampa. Nel 2007, una Ong aveva denunciato delle violazioni dei diritti dei lavoratori in Costa Rica, l’utilizzo di pesticidi e il ricorso a servizi di sicurezza privati “per intimidire il personale”, secondo i sindacati citati dall’organizzazione non governativa. 

Oggi, Carlos Flores non teme l’iniziativa popolare “Per imprese responsabili”Collegamento esterno, sulla quale il popolo svizzero dovrà pronunciarsi nel 2020. Depositata nel 2016, l’iniziativa è sostenuta da un centinaio di Ong. Obbligherebbe le grandi aziende basate in Svizzera a valutare se le loro attività all’estero presentano rischi di violazioni dei diritti umani o delle norme ambientali, e a introdurre e rendere conto delle misure adottate per rimediare. Potrebbero essere chiamate a rispondere delle loro lacune davanti ai tribunali elvetici. 

“È da tempo che mettiamo la salute e il benessere dei nostri impiegati al centro delle nostre preoccupazioni. Abbiamo intrapreso diverse misure, l’obiettivo a lungo termine è quello di avere ‘zero incidenti’. Ogni anno, registriamo un abbassamento del 10% dei feriti in America latina. Una sfida per un’impresa di 20’000 impiegati e 3’000 imprenditori. Forniamo caschi, guanti e stivali da lavoro. E se sono usati prodotti chimici, anche tute di protezione e docce. Dal 2011 non dobbiamo rammaricarci per la morte di nessuno. Abbiamo introdotto dei codici di comportamento per il personale femminile e sosteniamo le infrastrutture scolastiche per i loro figli”. 

Un gigante mondiale

La storia della banana della marca Chiquita, una volta conosciuta con il nome di Union Fruit Company (Ufc), inizia nel 1889 a Boston, nel Massachusetts. Nel 1954 diventa la più grande impresa al mondo specializzata in banane, con il 33% del mercato globale. 

Nel 1989, la Ufc diventa Chiquita Brands International, dal nome della mascotte. 

Dopo aver sfiorato il fallimento nel 2001, Chiquita si è ripresa ristrutturando il capitale con nuovi creditori. Nel 2014 è acquistata per 682 milioni di dollari da Cutrale, impresa brasiliana di succhi di frutta, e dal fondo di investimento del banchiere Joseph Safra, presente in Svizzera, in Brasile, negli Stati uniti e alle Isole Cayman.  

Dalla banana, Chiquita passa anche all’ananas e al succo d’arancia. Dei cargo concepiti per il trasporto di frutta già spremuta attraversano l’Atlantico dal Brasile, in particolare per fornire Granini (Nestlé).

Plantation de bananes au Costa Rica
In Costa Rica come altrove, le banane della Chiquita per l’esportazione sono raccolte ancora verdi. Da 20 anni la marca applica una politica sociale e ambientale la cui qualità è stata riconosciuta da due specialisti dell’etica delle imprese svizzeri in un rapporto pubblicato nel 2015. Keystone / Kent Gilbert

La scelta del canton Vaud

Il numero uno mondiale della banana possiede una delle sue sedi globali in Svizzera dove impiega 90 persone. L’altra sede è in Florida, a Fort Lauderdale, per il mercato americano.

Quando 10 anni fa Chiquita si è installata a Rolle, ha negoziato un accordo fiscale con il canton Vaud: “Anche la prossimità di un aeroporto, la posizione centrale rispetto al resto d’Europa e il livello di formazione hanno giocato un ruolo nella scelta”. Lo scorso anno la sede si è spostata di qualche chilometro, nel comune di Etoy.

Per il mercato svizzero, le banane arrivano soprattutto da Panama e dal Costa Rica, dove è stato recentemente inaugurato un nuovo terminal bananiero. I frutti sono raccolti quando sono ancora verdi e messi all’interno dei contenitori dove è mantenuta una temperatura di 13 gradi. Questo fino al porto di scarico, 15 giorni più tardi, a Vlissingen, nei Paesi Bassi. 

Chiquita possiede 16’000 container refrigeranti, la metà dei quali con atmosfera controllata. È in Europa che la banana diventa gialla grazie all’etilene, con tonalità diverse a seconda dei gusti del mercato. “Gli olandesi le preferiscono molto gialle, gli svizzeri tra il verde e il giallo. Nell’Europa meridionale le si mangia più verdi”.

“Gli olandesi le preferiscono molto gialle, gli svizzeri tra il verde e il giallo”
Carlos Lopez Flores, presidente di Chiquita

Minacciate da un fungo

L’umore di Carlos Flores tende a svanire quando gli si parla di un fungo devastante che provoca una malattia devastante per la varietà di banane cavendish: la fusariosi del banano, o “malattia di Panama”, che attacca le radici e fa morire la pianta in qualche mese. Non esiste trattamento una volta che le radici sono colpite. Questo fungo minaccia tutta l’industria delle banane. 

Dall’Asia al Medio Oriente, passando per l’Australia e il Mozambico, le piantagioni di 12 paesi sono contaminate. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha lanciato un programma per contrastare il fenomeno. 

La sola difesa è quella di evitare il trasporto terrestre nelle zone ancora non intaccate. L’università di Wageningen, nei Paesi Bassi, studia un’altra pista: sviluppare una specie resistente, senza alterazioni di sapore, grazie alla genetica.  

 La moda del bio

Anche per Chiquita la tendenza al bio è in crescita, proporzionalmente all’interesse dei consumatori. Il bio rappresenta il 10% delle vendite e presto il 20%, anche se il prezzo della produzione è più elevato del 50%. Questo tipo di coltivazione necessita un clima speciale e precauzioni particolari.  

Nelle zone dove crescono le banane il bisogno di acqua è grande, dato che la stagione delle piogge dura solo qualche mese. “Con il cambiamento climatico, le colture soffrono e abbiamo dovuto mettere in atto delle misure di protezione della vegetazione e della fauna a Panama come in Costa Rica, spiega Carlos Flores. La banana è l’alimento più consumato e commerciato al mondo dopo il riso, il grano e il frumento e il mais. Se sparisse, sarebbe una catastrofe alimentare”. 

Traduzione dal francese, Zeno Zoccatelli

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