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Charlie: genitori si arrendono, troppo tardi per trattamento

I genitori di Charlie Gard davanti all'Alta Corte di Londra KEYSTONE/AP/MATT DUNHAM sda-ats

(Keystone-ATS) Charlie Gard ha perso la sua battaglia, la spina delle macchine che ne hanno finora tenuto in vita il corpicino prostrato da una rara sindrome degenerativa può essere staccata.

Gli ultimi ad arrendersi, in lacrime di fronte al giudice dell’Alta Corte di Londra, sono stati la sua mamma e il suo papà, Connie e Chris, non senza lanciare uno straziato “j’accuse” finale ai medici del Great Ormond Street Hospital e alla giustizia britannica per aver scelto al posto loro di dire basta già 5 mesi fa innescando un contenzioso legale che potrebbe aver consumato il fattore tempo.

“La finestra di opportunità”, l’ha chiamata l’avvocato Grant Armstrong, a cui la coppia – col conforto di alcuni specialisti stranieri – si sarebbe voluta aggrappare per tentare la terapia alternativa e che a un altro stadio della malattia, sospettano i Gard, avrebbe potuto magari offrire una pur piccola chance.

Il finale triste, forse scontato, di una vicenda che ha commosso il mondo e ha diviso le coscienze è andato in scena in un’anonima aula di tribunale. “Non c’è più tempo”, ha alzato bandiera bianca il legale di famiglia, denunciando l’attimo fuggente perduto, a suo dire, negli ultimi mesi. “Le peggiori paure dei genitori – ha incalzato – sono state confermate. Ora è troppo tardi per curare Charlie”.

Una “sentenza” che i dottori inglesi del Great Ormond (Gosh) avevano emesso già a marzo chiedendo e ottenendo parere favorevole a “staccare la spina”, contro il volere della famiglia, tanto dalla giustizia del Regno quanto dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Oggi la direzione sanitaria si è inchinata al “coraggio” di Charlie, Connie e Chris, accantonando finalmente le polemiche sfociate nel week end addirittura in una denuncia alla polizia contro ignoti per insulti online e presunte minacce di morte allo staff ospedaliero. Mentre attivisti del cosiddetto “Charlie’s Army” non hanno risparmiato qualche (pacifica) protesta dinanzi alla Corte al grido di “vergogna” nei confronti di medici e giudice.

“Dire addio al mio piccolo bel bambino è la cosa più dura che mi potesse capitare”, ha mormorato invece la mamma fuori dall’aula trattenendo i singhiozzi. Un dolore senza rimedio, condiviso con il marito. Occhi lucidi e volto scavato, anche lui ha avuto parole di rammarico, prima di cercare di dare un senso a qualcosa che non sembra averne. “Charlie è stato un guerriero assoluto, non potremmo essere più fieri di lui”, ha scandito annunciando di sperare di poter creare ora una fondazione a suo nome, utilizzando anche il milione e 300mila sterline frutto della raccolta popolare promossa sul web.

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