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I volontari ticinesi nati con il sisma del Friuli

L'emergenza a Locarno sulle sponde del lago Maggiore per l'alluvione del 7 agosto 1978 Keystone

“Dopo il terremoto del 6 maggio 1976 eravamo tra le settanta e le ottanta persone, partite dal Canton Ticino, che si sono adoperate per portare soccorso alla popolazione friulana”.

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Lo ricorda Silvia Belgeri-Franscella, portavoce del Gruppo Volontari della Svizzera italiana (GVSI) che racconta le origini dell’associazione che prese le mosse proprio da quell’infausto evento, per il quale si sono mobilitate spontaneamente decine di attivisti nel cantone sudalpino. Nei giorni successivi alla violenta scossa di magnitudo 6,5 della scala Richter il gruppo di ticinesi, coordinati dal leventinese Federico Mari, era già sul posto con mezzi per la distribuzione dell’acqua potabile alla popolazione.

Ricostruzione in Friuli

In seguito, terminata l’emergenza, si trattava di passare alla fase della ricostruzione e anche in questo caso il GVSI non ha voluto far mancare il proprio sostegno. “Una ventina di nostri volontari si avvicendava ogni settimana. Eravamo in contatto, nella zona di Forgaria, con sei famiglie che abbiamo aiutato negli interventi di ricostruzione delle loro abitazioni crollate con il terremoto”, racconta Silvia Belgeri-Franscella: “Io ero un’insegnante ma, come gli altri colleghi, mi sono rimboccata le maniche e mi sono messa a togliere i detriti e a ricostruire muri. Dovevamo ricorrere, per le nostre necessità, a mezzi di fortuna e per mesi abbiamo dormito in una tenda”.

L’esperienza in provincia di Udine ha convinto gli attivisti a dare un’architettura stabile alla loro attività: “Due anni dopo siamo stati in dodici a fondare ufficialmente il Gruppo Volontari della Svizzera italiana”, continua Silvia Belgeri-Franscella, che non perde l’occasione per rammentare che proprio nelle scorse settimane è caduto il quarantennale della costituzione dell’organizzazione.

Alluvione in Ticino

Ma alcuni mesi prima ci fu un altro evento che portò a un primo radicale rioriendamento del GVSI. “La sera del 7 agosto stavamo tornando dal terzo campo in Friuli quando un’improvvisa alluvione devastò in poche ore la Svizzera italiana, in particolare il Locarnese e le valli superiori”, osserva la portavoce. Lo straripamento del fiume Maggia e dei suoi affluenti obbligò a uno sforzo supplementare i volontari del gruppo che nella successiva estate si trovò di fronte a un bivio. Tornare in Friuli, dove la situazione stava comunque tornando alla normalità o restare in Ticino per ripristinare ponti e strade distrutti dalla furia delle acque? Prevalse la seconda opzione e dal 1979 al 1985 il GVSI fu di base a Vergelletto, in Valle Onsernone.

Nel frattempo però si aprirono nuovi fronti, in particolare oltre Atlantico, che comportarono una sensibile estensione delle attività dell’associazione ticinese. In seguito al terremoto del 1980 in Messico venne edificata la “Casa de la amistad”, un centro dove vengono tuttora somministrati servizi scolastici e sanitari in favore di bambini e giovani bisognosi e problematici. Strutture analoghe furono costruite anche in Honduras, Cile (scuola di Conception a 600 km a Santiago) e Brasile, in collaborazione con la ong Arcà di Noè, a Marilia (400 km a nord di San Paolo).

L’ultimo cantiere in Argentina

L’ultimo progetto portato avanti dai volontari ticinesi, in collaborazione con la diocesi di Añatuya, in Argentina, riguarda il centro di accoglienza per l’infanzia nel dipartimento di Candelaria. “Dal 2015 abbiamo interrotto il finanziamento di 25’000 franchi annui alla struttura di Città del Messico, che ora è in grado di gestirsi autonomamente”, spiega Silvia Belgeri-Franscella. “A Candelaria garantiamo una sovvenzione annua ma il centro viene edificato da ditte e maestranze locali. Quando sarà ultimato il cantiere faremo una valutazione sui servizi prioritari che andranno garanti all’infanzia del luogo”, conclude la volontaria ticinese.  


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