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Alla scoperta dell’Insubria

Una mappa del tempo alle Gole della Breggia

Roccia, acqua e cemento. Geologia, vegetazione, attività produttive. Il Parco delle Gole della Breggia è senza dubbio un unicum nel panorama dei parchi naturali.

Vicinissimo al confine tra Canton Ticino e Lombardia, a un’ora di automobile da Milano, si distende per 65 ettari nella parte inferiore della Valle di Muggio, tra il Ponte di Castel S. Pietro e lo svincolo autostradale di Balerna-Chiasso, accompagnando per una lunghezza di poco più di un chilometro e mezzo il corso del fiume Breggia. 

La principale fonte di interesse è l’incredibile storia geologica dell’area. Le pareti che costeggiano il fiume costituiscono un intaglio erosivo che presenta una delle più interessanti e chiare serie stratigrafiche alpine. Il Breggia ha infatti scavato e scoperto nel corso dei millenni una serie di rocce originatesi durante un periodo che va dal Giurassico al Quaternario, 200 milioni di anni che si presentano in uno stupefacente atlante geologico decifrabile anche dal visitatore comune. 

Ma per leggere questa mappa bisogna capovolgere quello che osserviamo. È infatti sorprendente scoprire che la nascita delle Alpi ha sollevato e inclinato gli strati più antichi, che oggi si trovano nella parte alta del parco. 

Man mano che si scende si incontrano affioramenti più recenti, fino a delle stratificazioni ricchissime di fossili. 

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La ricchezza geologica non è l’unica attrattiva del parco, che presenta anche un percorso storico-industriale. La presenza del fiume infatti aveva reso questa zona particolarmente adatta per l’insediamento di attività produttive. 

Prima sorsero dei mulini, alcuni dei quali ancora visitabili, poi altre attività industriali. La più importante era costituita dal complesso estrattivo e produttivo del cementificio Saceba, sorto negli anni ’60, chiuso definitivamente nel 2003 e poi diventato parte di un massiccio progetto di recupero terminato nel 2012 che ha riqualificato l’area, facendo nascere un polo didattico. In questo il parco rappresenta un’esperienza unica. 

Il risanamento dell’area non ha cancellato il valore della memoria legata alle attività lavorative, ma ha consentito una fusione tra natura e sviluppo umano ben esemplificato nelle gallerie di estrazione della roccia. Serbatoi di materie prime scavati decenni fa a colpi di dinamite diventate un nuovo ecosistema. 

Oggi si presentano come imponenti grotte naturali: affascinanti, suggestive, ricche di minerali e di formazioni rocciose.

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