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“Legge sul cioccolato”: come la Svizzera sfugge all’OMC

Ruedi Widmer

La Svizzera guadagna più di un franco su due all'estero. Per questo motivo si impegna a livello internazionale per rimuovere le barriere doganali. Nel contempo protegge però la sua agricoltura con tariffe e sussidi da record. Finora è riuscita ad applicare le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) in modo tale da evitare una denuncia. 

La Svizzera figura tra i paesi che sostengono in modo più massiccio la loro agricoltura. Ogni tanto si espone così a delle critiche da parte dell’OMC. È stato il caso ultimamente con la Legge sul cioccolato, che serve a compensare i prezzi elevati delle derrate agricole di base sia a livello di importazioni che di esportazioni di prodotti trasformati. 

Dato che l’Accordo sull’agricoltura dell’OMC vieterà tra tre anni qualsiasi tipo di sostegni alle esportazioni, la Svizzera si vede costretta a rivedere questa legge. Finora, sulla base di questa normativa, la Confederazione versava quasi 100 milioni di franchi all’anno agli esportatori di prodotti agricoli per aiutarli a compensare la differenza tra i prezzi svizzeri del latte e dei cereali rispetto a quelli internazionali.   

Ufficialmente, il governo manifesta la sua buona volontà di sopprimere le sovvenzioni previste dalla Legge sul cioccolato. In tal caso, senza aiuti statali, molti esportatori potrebbero decidere di dislocare le loro attività all’estero. Il governo ha quindi messo a punto una nuova soluzione, che permetterebbe di rispettare le regole dell’OMC e nel contempo di evitare un esodo degli esportatori. 

Questi ultimi otterrebbero delle agevolazioni per le importazioni di latte e cereali, che sarebbero esenti da tasse. Le sovvenzioni non sarebbero invece più versate agli esportatori, ma direttamente ai contadini, che riceverebbero 70 milioni di franchi all’anno, oltre che un contributo di 3 centesimi per chilo di latte e di cereali. 

Affinché i prodotti di base rimangano a prezzi concorrenziali, esportatori e contadini dovrebbero concordare “su base privata” in che modo intendono finanziare la differenza tra i prezzi del mercato interno e quelli applicati a livello internazionale.

Il contadino e l’esportatore decidono chi riceve i soldi dello Stato. / Il consumatore e il contribuente decidono chi paga e quanto. Ruedi Widmer

Soluzione conforme alle norme OMC? 

Questa proposta è già stata però oggetto di critiche, dato che le sovvenzioni non verrebbero soppresse, ma soltanto versate attraverso nuovi canali. “Un’astuzia svizzera”, ha scritto ad esempio la Neue Zürcher Zeitung. Un’opinione condivisa da Christian Häberli, ricercatore presso il World Trade Institute dell’Università di Berna e giudice incaricato di risolvere contenziosi relativi all’OMC. A suo avviso, la soluzione presentata dal governo elvetico non è conforme alle norme dell’OMC. 

“Non vedo in che ambito questa soluzione violerebbe le regole dell’OMC”, replica Markus Ritter, presidente dell’Unione svizzera dei contadini. Le divergenze riguardano la possibilità di raggiungere un accordo su base privata per sostenere le esportazioni. I contadini dovrebbero riversare agli esportatori il contributo di 3 centesimi accordato per chilo di latte e di cereali? 

Gli esportatori non riceveranno soldi direttamente dai contadini, sottolinea Markus Ritter. Non ci saranno sussidi statali e non ci sarà alcun obbligo generale di partecipare a una soluzione di diritto privato. Ciò significa che il finanziamento all’interno del ramo sarà fornito su base privata e volontaria. 

In teoria i contadini sono liberi di decidere se riversare o meno le sovvenzioni statali agli esportatori. Nella pratica non dispongono però di alternative realistiche. Circa l’80% dei produttori di latte sono membri delle associazioni di categoria e devono quindi attenersi agli accordi presi dal loro ramo. 

A detta di Christian Häberli, anche questa nuova versione della Legge sul cioccolato non è però conforme alle norme dell’OMC, dato che “l’accordo sull’agricoltura proibisce qualsiasi forma di sostegni alle esportazioni autorizzate dallo Stato – anche se non vengono concesse direttamente tramite i soldi dei contribuenti. 

Denuncia poco probabile 

Secondo l’esperto di accordi di libero scambio, la Svizzera non ha però quasi nulla da temere. Se nessuno sporge una denuncia, nessun giudice deve intervenire, sottolinea Häberli. 

Ma come mai non vi è da attendere una denuncia? Alcuni paesi che potrebbero farlo sono interessati a vendere anche in futuro i loro prodotti agricoli alla Svizzera. La metà dei prodotti agricoli destinati al consumo interno provengono dall’estero. Una denuncia comporterebbe inoltre una procedura alquanto onerosa e quindi di poco interesse quando riguarda un piccolo Stato. 

“In tal modo, anche in futuro potranno venir versati tranquillamente sostegni alle esportazioni, come quelli della Legge sul cioccolato”, rileva Christian Häberli. A scapito dei contribuenti all’interno del paese e dei contadini nei paesi in via di sviluppo. 

Traduzione di Armando Mombelli

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