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Accordo segreto Svizzera-OLP, confermata tesi DDS per storico Zala

Pierre Graber, in una foto del 1970 (KEYSTONE) Keystone/STR sda-ats

(Keystone-ATS) Anche il Gruppo di lavoro interdipartimentale ha confermato che non ci sono indizi di un accordo segreto Svizzera-Palestina. Sono soddisfatto. Lo ha detto lo storico Sacha Zala all’ats.

Si conferma così quanto da noi scritto da tempo, ossia che non vi sono indizi di un accordo concluso nell’autunno del 1970 a Ginevra tra l’allora Consigliere federale Pierre Graber e Faruq al-Qaddumi dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) al fine di preservare il Paese da attacchi terroristici.

È quanto ha dichiarato oggi lo storico e direttore dei Documenti diplomatici svizzeri (DDS), Sacha Zala, all’ats, in concomitanza con la pubblicazione da parte di un gruppo interdipartimentale, guidato dal servizio storico del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), di un rapporto su quel periodo in risposta alle tesi contenute nel libro del giornalista Marcel Gyr, “Schweizer Terrorjahre”, pubblicato a inizio anno.

Nell’occhio del terrorismo palestinese

Secondo Gyr, tale intesa segreta fu conclusa nel 1970 dopo che anche la Svizzera si trovò per la prima volta nel mirino del terrorismo palestinese. Il 18 febbraio 1969 un commando del “Fronte popolare di liberazione della Palestina” (FPLP) attaccò un aereo della compagnia israeliana El-Al che stava decollando da Zurigo-Kloten.

Il pilota ed un palestinese morirono. Tre attentatori furono condannati a dodici anni di reclusione. Ma nel settembre del 1970 la loro liberazione venne patteggiata con quella di 400 persone prese in ostaggio dall’FPLP, che si trovavano su aerei della Swissair, della britannica BOAC e dell’americana TWA, dirottati fra il 6 e il 9 settembre e fatti atterrare a Zerqa, nel deserto della Giordania.

Ma l’episodio veramente drammatico avvenne il 21 febbraio del 1970, quando una bomba nel bagagliaio fece schiantare a terra un velivolo della Swissair a Würenlingen (AG), provocando la morte di tutte le 47 persone che si trovavano a bordo. Anche quell’attentato fu rivendicato dall’FPLP.

Dopo questi fatti, secondo Gyr la Confederazione giunse ad un “accordo di tregua” con i palestinesi per evitare ulteriori attentati. L’accordo segreto sarebbe stato raggiunto dall’allora consigliere federale Pierre Graber (PS) – senza chiedere il parere dei colleghi di governo – in un incontro col responsabile degli affari esteri dell’OLP, Faruq al-Qaddumi, organizzato a Ginevra dall’allora consigliere nazionale Jean Ziegler (PS).

L’intesa avrebbe quindi portato alla liberazione degli ostaggi nel deserto giordano e all’archiviazione delle indagini sull’attentato di Würenlingen senza che nessuno sia mai stato chiamato in giudizio. Anche il sostegno svizzero all’apertura di un ufficio dell’OLP presso l’Onu a Ginevra sarebbero il frutto, secondo il libro di Gyr, dell’accordo segreto.

Nessun accordo segreto

In interviste rilasciate negli scorsi mesi a vari media, e in un dossier consultabile sul sito dodis.ch (Una bussola attraverso gli “anni del terrore”, compreso l’articolo in formato pdf), Zala aveva già espresso tutto il suo scetticismo in merito a questa tesi.

A suo avviso furono le autorità in Medio Oriente a causare con la loro scarsa collaborazione l’affossamento delle indagini sull’attentato dinamitardo. Quanto all’ufficio palestinese è stato soltanto un “gesto nell’ambito della consueta attività diplomatica”.

Su quest’ultimo aspetto, il direttore dei DDS – impresa del tutto autonoma rispetto al DFAE, n.d.r – ha fatto notare che anche se intesa ci fu, mancano completamente le conseguenze. L’Ufficio dell’OLP a Ginevra venne aperto infatti su richiesta dell’ONU in un momento storico completamente diverso dal 1970; nel frattempo l’OLP aveva infatti ottenuto lo statuto di osservatore presso le Nazioni Unite, ha affermato Zala.

Per non urtare Israele, ed evitare così un incidente diplomatico, la Confederazione acconsentì, purché i rappresentanti dell’OLP si presentassero come “giornalisti”. Una risposta che aveva accontentato gli Israeliani; l’OLP non avrebbe infatti goduto di alcuno status diplomatico ufficiale, ha sottolineato Zala.

Sulla base dei documenti consultati e pubblicati, lo storico grigione ha fatto inoltre notare la reticenza dell’Amministrazione precedente l’apertura di questo ufficio.

Diversi funzionari avevano espresso il timore che un simile passo avrebbe addirittura potuto attirare ulteriori azioni terroristiche su suolo elvetico, dal momento che gli autori dell’attacco di Würenlingen appartenevano a una fazione rivale dell’OLP. Sulla base di simili documenti, secondo Zala la tesi di un accordo segreto non sta in piedi.

Ricerca indipendente

Nel colloquio concesso all’ats, Zala ha sottolineato che i DDS hanno lavorato su questo tema in maniera del tutto indipendente rispetto al gruppo interdipartimentale. I documenti di cui anche Gyr si è servito sono stati pubblicati già alcuni anni fa in forma cartacea e elettronica dai DDS.

“È nostra prassi ogniqualvolta viene pubblicato uno studio sulla politica estera svizzera confrontare la tesi principali sviluppate con quanto da noi messo a disposizione del pubblico per procedere ad eventuali aggiunte al materiale documentario già selezionato”, ha spiegato all’ats. “Nel caso del libro di Gyr, l’esistenza di un accordo segreto ci ha spronati ad approfondire l’argomento su quel periodo storico”.

La nostra conclusione? Non ci sono assolutamente prove documentarie di un’intesa segreta, ha ribadito Zala. Alla nostra richiesta di rivelarci i nomi delle sue fonti rimaste anonime, Gyr ha risposto picche. “Finché non sapremo chi sono le sue fonti anonime, le sue tesi non hanno alcun valore scientifico.”

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