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Abusi sessuali: gli aggressori sono spesso i coetanei

Tra gli adolescenti, solo in rari casi le vittime di abusi sessuali si rivolgono a servizi specializzati o alla polizia Ex-press

Per molti giovani, gli abusi sessuali sono una triste realtà. Da uno studio condotto su 6'700 ragazzi – il primo del genere in Svizzera – emerge che il 15% di loro ha già subito almeno una volta un’aggressione sessuale con contatto fisico. Spesso chi abusa è un coetaneo.

«Una ragazza su cinque è già stata vittima almeno una volta di un abuso sessuale con contatto fisico, mentre tra i ragazzi la percentuale è circa dell’8%», sottolinea Manuel Eisner, co-autore della ricerca della UBS Optimus Foundation presentata il 7 marzo.

Le conseguenze per chi subisce questo genere di aggressioni sono spesso drammatiche. «Le vittime hanno più frequentemente problemi di salute rispetto alle altre persone e soffrono più spesso di depressione o altri problemi psichici», riassume Patricia Lannen, coordinatrice dello studio e membro della fondazione Optimus.

Queste tragedie personali, inoltre, si traducono anche sulla comunità: studi condotti negli Stati Uniti sono giunti alla conclusione che tutte le forme di trascuratezza e di abuso fisico e psichico perpetrate sui bambini comportano costi annui per oltre 100 miliardi di dollari, ovvero l’1% del prodotto interno lordo.

L’aggressore non sempre è tra le mura di casa

Per la ricerca sono stati intervistati 6’700 allievi di età compresa tra 15 e 17 anni. Inoltre, sono state prese in considerazione le informazioni sui casi segnalati a 324 istituzioni del settore della tutela dei bambini e dei giovani.

«Il nostro rapporto vuole essere un punto di partenza affinché gli attori politici, i professionisti del settore e il mondo della ricerca possano elaborare assieme misure adeguate», aggiunge Eisner, vicedirettore dell’Istituto di criminologia dell’Università di Cambridge.

Lo studio ha il merito di sgomberare il campo da alcune idee acquisite: se tra i bambini è vero che la maggior parte dei responsabili degli abusi va ricercata nella cerchia famigliare, tra i ragazzi gli aggressori sono spesso coetanei.

«È un risultato che ci ha stupito», osserva Manuel Eisner. Quasi la metà dei giovani intervistati che sono già stati vittima di abusi con contatto fisico ha infatti affermato che il molestatore o la molestatrice (nel 90% dei casi si tratta comunque di un maschio) era l’ex o l’attuale partner oppure un compagno. Solo in un caso su 10 circa, l’aggressore era un membro della famiglia.

Fattori di rischio e prevenzione

La ricerca si è concentrata anche sui fattori di rischio. Chi da bambino ha sperimentato violenza ha più probabilità di subire abusi una volta adolescente o di esercitarli a sua volta. I pericoli aumentano anche, ad esempio, in caso di consumo di alcol o di droghe.

Individuare dei fattori di rischio non significa però voler «far passare la vittima per colpevole», sottolinea Eisner. L’obiettivo è soprattutto di capire «in che direzione deve muoversi la prevenzione».

Per chi si occupa di adolescenti, quindi, gli sforzi vanno concentrati soprattutto sul contesto extra-famigliare del ragazzo, concludono ad esempio gli autori della ricerca. Inoltre, adoperarsi per diminuire il consumo di droghe e di alcol o lottare contro la violenza giovanile significa compiere un passo nella giusta direzione anche per ridurre il numero di abusi sessuali. «Il denominatore comune è l’esigenza generale di uno stile di vita responsabile», osserva Eisner.

Se ne parla, ma con amici

Un altro elemento emerso dallo studio è che solo una minima parte delle vittime di abusi sessuali si rivolge a servizi specializzati o alla polizia, rispettivamente il 4 e il 5%.

Una consistente percentuale di giovani (4 su 10) ha indicato di non aver mai parlato con nessuno della sua esperienza. Il 60% invece lo ha fatto, ma prima di tutto con amici o colleghi e – ma solo in seconda posizione – con membri della famiglia.

Anche in questo caso, gli attori del settore possono trarre degli insegnamenti. In futuro le campagne dovrebbero rivolgersi non solo alle vittime, ma anche ad amici e famigliari. «Spesso sono loro i primi interlocutori ed è necessario che sappiano come comportarsi e a chi indirizzarsi per ricevere un sostegno», afferma Eisner.

Internet non migliora le cose

Gli abusi con contatto fisico sono solo la punta dell’iceberg. I casi dove non vi è stato contatto fisico sono ben più numerosi: 397 ragazze su 1’000 (e 199 maschi su 1’000) sono infatti già stati confrontati ad atti di esibizionismo, hanno subito aggressioni sessuali verbali o tramite media elettronici, oppure sono state costrette a guardare immagini a contenuto pornografico.

A preoccupare è soprattutto la cosiddetta «cybervittimizzazione». «Purtroppo le molestie perpetrate attraverso i media elettronici assumono sempre più importanza. Quasi una ragazza su tre e un ragazzo su dieci è stato confrontato a simili esperienze», rileva Eisner.

Questo genere di casi non va sottovalutato, osserva Pasqualina Perrig-Chiello, psicologa e membro del comitato scientifico dello studio Optimus: «Essere trattate da puttana su internet non è qualcosa di anodino, può causare dei traumi».

La fondazione UBS Optimus, fondata dalla banca nel 1999 e che sostiene dei progetti a favore dei bambini, ha condotto la stessa ricerca sugli abusi sessuali in Cina e ne ha avviata una in Africa e un’altra in America Latina.

In Cina sono stati intervistati nelle scuole di 6 città 18’000 giovani di età compresa tra 15 e 17 anni. Inoltre sono stati consultati 9’000 genitori e altri 3’300 giovani al loro domicilio.

Dalla ricerca è emerso che il 9,3% dei ragazzi e il 6,6% delle ragazze ha subito almeno una volta abusi sessuali.

La Camera bassa del parlamento svizzero ha discusso lunedì la legge d’applicazione dell’iniziativa «per l’imprescrittibilità dei reati di pornografia infantile», approvata dal popolo nel 2008.

I deputati hanno in particolare deciso che chi commette abusi sessuali su bambini di età inferiore ai 12 anni deve essere perseguito per tutta la vita. Fissare un limite d’età era necessario, poiché l’iniziativa parla in maniera generica di reati commessi contro «fanciulli impuberi».

Il Consiglio nazionale ha anche dovuto chiarire la definizione di «reati sessuali o di pornografia». Ai delitti proposti dal governo (atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, violenza carnale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere), sono stati aggiunti anche i reati commessi con persone ricoverate, detenute o imputate, nonché quelli con persone in stato di bisogno.

Contrariamente a quanto proposto dall’Unione democratica di centro, che avrebbe voluto applicare l’imprescrittibilità per gli autori a partire da 16 anni, il Nazionale ha deciso di mantenere le disposizioni in vigore nel diritto penale minorile: la vittima può sporgere denuncia finché non compie 25 anni, mentre l’autore ha la possibilità di reintegrarsi nella società senza dover temere di essere perseguito a tempo indeterminato.

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