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“Cremazione sì, ma niente dispersione né diamanti”

L'usanza funebre più diffusa in Ticino e nel resto della Svizzera è ora accettata dalla Chiesa Cattolica, ma ad alcune condizioni

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Condannata fino al 1963, per vent’anni tollerata e infine ammessa dalla Chiesa Cattolica, la cremazione è l’usanza funebre più diffusa in Svizzera. In Ticino quasi il 90% delle scelte ricadono sull’urna. Poi riposta in cimitero. Ma non da tutti.

“L’usanza è di tenere le ceneri in casa”, rileva il presidente dell’Associazione ticinese impresari onoranze funebri, Luca Andreetta. “Questo è abbastanza abituale, come di disperderle nella natura, che non è proibito dalla legge.”

Per il cattolico, invece, la Santa Sede ha disposto nero su bianco il divieto di queste pratiche. La cremazione, secondo la normativa approvata da Papa Francesco, non può significare negazione della fede nella risurrezione, nella vita aldilà della morte.

“Il documento prima di dare le norme dà anche una ragione”, spiega monsignor Azzolino Chiappini. “È opportuno e significativo che i resti di una persona siano conservati in un luogo che ha un significato religioso almeno per i credenti. Il cimitero è il luogo dove i viventi possono in qualche modo ritornare, ripensare al legame con i defunti che credono vivi. Detto questo, certi usi che si sono diffusi sono percepiti in contrasto con questa concezione”.

Esclusa per il cattolico è quindi anche la divisione delle ceneri tra vari nuclei famigliari e la fabbricazione di ricordi o diamanti [cfr. Un caro estinto è per sempre]: “A chi l’ha già fatto non si dice niente; chi vuole farlo adesso, se è credente, deve sapere che va contro una norma stabilita”.

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