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Storie sul confine

Confine italo-svizzero, teatro della lotta ai passatori

A cavallo tra Italia e Svizzera si svolge una battaglia che tiene impegnate le forze di polizia e le guardie di confine elvetiche. Quella contro i passatori, coloro che sfruttano la crisi dei migranti a scopo di lucro. L'approfondimento della trasmissione Il Quotidiano.

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Le entrate illegali in Svizzera sono diminuite nel 2018 rispetto all’anno precedente. Non è stato così per l’attività dei passatori, che è in costante aumento.

Sono stati 106 i presunti passatori fermati dall’inizio di quest’anno. 31 in Ticino. L’ultimo grande caso  risale a marzo, quando lungo l’autostrada A2, all’altezza di Capolago, sono stati fermate quattro persone che, con due automobili e un furgone, stavano trasportando 26 migranti. 

Il passatore, dice Don Giusto della Valle, parroco di Rebbio, nel Comasco, “è una persona riprovevole da una parte, dall’altra è quella che aiuta il migrante a realizzare il suo progetto. Finché non ci saranno corridoi umanitari, la gente tenterà in tutti i modi di migrare” e i passatori che ne approfittano continueranno a esistere. 

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Centinaia di franchi per varcare il confine

Le tipologie di passatori sono due: quelli che “colgono l’occasione” e senza preparazione aiutano una persona, in cambio di denaro, a varcare illegalmente il confine, e coloro che si organizzano e agiscono in banda. 

In molti casi il sistema usato dai passatori funziona come una piccola ditta. C’è chi fornisce i documenti falsi, c’è chi assicura il pernottamento lungo le varie tappe del viaggio e poi c’è chi trasporta i migranti con auto o con piccoli furgoni e manda in avanscoperta una o più staffette per osservare se c’è campo libero.

Solo per il passaggio del confine italo-svizzero vengono richieste centinaia di franchi. Anche per questa ragione, il passatore che finisce in manette rischia di dover rispondere del reato di usura.

Una delle difficoltà a cui sono confrontate le forze dell’ordine è stabilire se ci sia stata o meno la richiesta di denaro o se il presunto passatore non sia semplicemente una persona che ha deciso di infrangere la legge per la sola ragione di voler aiutare qualcuno in difficoltà. 

Un’altra difficoltà per gli agenti è trovarsi confrontati con situazioni delicate, come quando i passeggeri sono  persone davvero disperate, magari una famiglia con dei bambini. “In questi casi è molto duro”, dice alla Radiotelevisione svizzera il capo specialista migrazione del Corpo guardie di confine Patrick Benz che però alla domanda: “C’è un lato umano nel passatore?” risponde categorico: “No. Lui è una persona che approfitta di chi ha veramente dei problemi”.

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