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«Chi può, sceglie la strada»

Trasporti... delicati Ex-press

In seguito al grave incidente ferroviario di Viareggio del giugno 2009 – con conseguente fuga di gas – l'Italia ha inasprito le direttive di sicurezza per il trasporto di merci pericolose su rotaia. Un giro di vite che irrita i trasportatori svizzeri.

Il 30 giugno dello scorso anno, un treno merci che trasportava materiale pericoloso – GPL (gas di petrolio liquefatti) – è deragliato, causando la morte di una trentina di persone e altrettanti feriti, oltre all’esplosione di diversi edifici.

Stando alle ricostruzioni degli esperti, all’origine della catastrofe vi sarebbe il cedimento strutturale di un asse del carrello del primo vagone cisterna. «In seguito a questo problema il vagone è deragliato, causando la fuoriuscita di liquido, che – a contatto con l’aria – si è trasformato in una nube di gas. L’esplosione può essere stata causata da una scintilla», ha spiegato l’ingegner Sergio Basti, responsabile dei vigili del fuoco.

Secondo altre interpretazioni, però, alla base della tragedia vi sarebbe il cattivo stato dell’infrastruttura ferroviaria. Le risposte definitive in merito all’accaduto non sono ancora giunte: le indagini dell’autorità giudiziaria sono ancora in corso.

Misure che snervano

Una sola cosa è certa: l’Italia ha varato severe misure correttive che creano non poche difficoltà al settore della logistica e dei trasporti. A titolo di esempio, l’Italia non accetta più singoli vagoni con merci pericolose, soltanto treni interi. Inoltre, le formalità amministrative per il passaggio di frontiera dei convogli in questione sono diventate più complesse.

Le norme burocratiche italiane innervosiscono parecchio i trasportatori svizzeri. «Chi può farlo, sceglie la strada», afferma Frank Furrer, segretario generale dell’Associazione svizzera dei proprietari di binari di raccordo e carri privati (VAP). In ogni caso, precisa, l’industria chimica e le società attive nel settore degli oli minerali non potrebbero comunque modificare in tempi brevi la loro struttura logistica.

«Sulla base di un’ipotesi – ovvero che l’incidente sia stato causato dal vagone merci – l’Italia ha avviato un vero e proprio circo», si accalora Furrer. Infatti, sottolinea, l’onere amministrativo e temporale necessario per adeguarsi alle nuove disposizioni è assai elevato. Secondo il segretario generale della VAP, oltre a causare costi maggiori e sollecitare di più il personale, questa strategia non garantisce inoltre miglioramenti certi a livello di sicurezza.

Tentazione stradale

Anche FFS Cargo è confrontata agli stessi problemi. Le ferrovie svizzere sono di principio favorevoli alle disposizioni che aumentano la sicurezza, ma – evidenzia il portavoce Christoph Rytz – «la soluzione prettamente nazionale adottata in Italia crea impedimenti al traffico merci internazionale su rotaia, con il rischio di un trasferimento alla strada dei trasporti pericolosi ».

Sulla stessa lunghezza d’onda Bruno Dambrine, rappresentante del gruppo Ermewa – leader europeo nella fornitura di vagoni speciali – nonché vicepresidente dell’Unione internazionale dei vagoni privati (UIP): «Ovviamente non siamo contrari alle prescrizioni di sicurezza, ma il problema in questo caso sono le disposizioni adottate unilateralmente da parte italiana».

Lunghe attese

Ma quali sono le conseguenze concrete per la Confederazione? Dare una risposta certa è difficile. Secondo l’Ufficio federale dei trasporti, non è stato finora constatato un massiccio spostamento dei trasporti pericolosi transalpini dalla rotaia alla gomma.

Oltre alle difficoltà logistiche e organizzative, questi settori non possono infatti cambiare impostazione a corto termine anche in ragione delle severe regole per quanto concerne il trasporto di merci pericolose su strada, specialmente quando il percorso prevede dei passaggi in galleria.

Quello che è però già stato constatato è l’allungamento dei tempi di sosta dei vagoni cisterna alla dogana tra Svizzera e Italia, per esempio a Chiasso. «Abbiamo già fatto presente la questione in seno al comitato direttivo Svizzera-Italia, ma la soluzione non è ancora stata trovata», conclude la portavoce dell’Ufficio federale dei trasporti Olivia Ebinger.

Per merci pericolose s’intendono le materie o le sostanze che possono rappresentare un pericolo per le persone, gli animali e l’ambiente.

Il trasporto internazionale sottostà alle disposizioni sancite dall’Accordo europeo concernente il trasporto internazionale di merci pericolose su strada (ADR).

Quest’ultimo costituisce pure la base per la legislazione svizzera, che è regolata dall’Ordinanza concernente il trasporto di merci pericolose su strada (SDR) e dall’Ordinanza sugli addetti alla sicurezza (OSAS).

I veicoli e i contenitori impiegati per questi speciali trasporti sono ad esempio contrassegnati in modo preciso e immediatamente visibile, così da garantire un adeguato comportamento in caso di incidente.

I beni trasportati – registrati in un’apposita banca dati – sono classificati in base alla pericolosità, al genere e alla quantità.

Secondo l’Ufficio federale dei trasporti, annualmente circa 2,7 milioni di tonnellate di merci pericolose attraversano le Alpi su rotaia sfruttando l’asse del San Gottardo.

traduzione e adattamento: Andrea Clementi

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